È l’iniziativa dell’Istituto Europeo di Neurospsicofarmacologia, dedicata alle migliori pubblicazioni scientifiche dagli esiti negativi. Per partecipare alla call c’è tempo fino a giugno 2018
Se ne è discusso in lungo e in largo, richiamando più volte l’attenzione alla loro sottostimata importanza. Riconosciute come essenziali per il progresso della scienza, le pubblicazioni scientifiche
Partiamo da un presupposto: sul piano teorico, un risultato negativo ha lo stesso peso scientifico di un esito positivo. Proprio su questo principio si basa l’intero metodo della scienza, capace di autocorreggersi ed evolvere grazie soltanto alla propria trasparenza e oggettività. Fondamentale è allora mettersi costantemente in discussione, confrontarsi con possibilità alternative e, se necessario, tornare sui propri passi. Altrimenti non è scienza: l’obiettivo è avere a disposizione, a prescindere dai risultati ottenuti, un folto ed eterogeneo numero di pubblicazioni.
Più che nella scienza, il problema va cercato dunque nelle dinamiche editoriali. A ostacolare la pubblicazione di risultati negativi è la relazione tra due fondamentali attori: da una parte i ricercatori, che in nome di una carriera brillante tendono ad abbandonare rapidamente le ricerche che sembrano non portare a esiti positivi o a volte a “ritoccare” gli studi, cambiandone gli obiettivi in corso d’opera (secondo il fenomeno di hidden outcome switching); dall’altra parte le riviste, poco propense a
Oltre alla pura deontologia, le ricadute del cosiddetto publication bias(letteralmente l’“errore” o la “distorsione” delle pubblicazioni) interessano da vicino sia la salute che le tasche della comunità. Specialmente nel caso della ricerca farmaceutica, in cui a sponsorizzare gli studi sono le stesse aziende: in questi casi la selezione dei soli risultati positivi è pratica comune, con l’effetto di generare aspettative e priorità falsate negli interventi di sanità pubblica e privata. Una tendenza diffusa in tutto il mondo, dietro alla quale si nasconde inoltre una spesa cospicua: secondo uno studio pubblicato su Science nel 2015, soltanto gli Stati Uniti spendono 28 miliardi di dollari in ricerche che finiscono per non poter essere riprodotte.
Sulla scia delle poche altre voci fuori dal coro – per esempio il BioMed Central col suo Journal of Negative Results in Biomedicine o Plos One con la collezione Missing Pieces – il Preclinical Data Forum dell’Ecnp si impegna a premiare la migliore pubblicazione dei risultati negativi di ricerca, partendo dagli studi preclinici (sperimentazioni su tessuti o animali) nel campo delle neuroscienze. Per partecipare alla call è necessario che il primo autore della pubblicazione proponga all’Ecnp il proprio lavoro, relativo ad uno studio preclinico pubblicato non prima del 2012 su una rivista di settore. A ottobre 2018 a Barcellona, durante il Congresso dell’Ecnp, verrà premiato il vincitore.