Monopoli, lotta ai farmaci generici, privatizzazione dei servizi sanitari. Sul tavolo del Ttip è in discussione il diritto alla salute. Vediamo come.
febbraio 29, 2016 – di Fernanda Marchiol – WIRED
Le conseguenze più evidenti si avranno sul costo dei farmaci di proprietà intellettuale, quelli che ancora non hanno un corrispondente generico. Le più grandi lobby farmaceutiche (l’europea Efpia e l’americana Phrma) stanno facendo pressioni per allungare la durata del brevetto dei farmaci, ossia gli anni in cui si protegge la proprietà intellettuale e si impedisce la produzione di farmaci generici. Oggi in Europa un brevetto dura vent’anni dalla scoperta. Allungare questo intervallo significaostacolare l’ingresso dei medicinali generici sul mercato e il gioco della concorrenza che tiene i prezzi bassi, accessibili a tutti. Di fronte al monopolio delle grandi firme, anche i farmaci essenziali e salvavita possono diventare molto costosi.
Un altro aspetto delicato riguarda la revisione dei requisiti per la concessione del brevetto per i farmaci, che i colossi farmaceutici chiedono all’Europa per armonizzare i regolamenti. Non è un mistero che negli Stati Uniti le medicine siano messe in commercio secondo standard molto diversi da quelli europei. L’Europa, invece, è conosciuta per il principio di precauzione, che prevede norme restrittive e cautelative. In questo caso, armonizzare la regolamentazione rischia di ridurre gli standard europei di sicurezza e protezione, per aumentare le esportazioni in Europa di farmaci americani.
Com’è avvenuto quando Philip Morris – il caso più famoso, ma non l’unico – ha portato in tribunale il governo australiano per lacampagna di prevenzione contro il fumo di sigaretta, che danneggiava i suoi profitti (ma tutelava la salute dei cittadini). “È pericolosissimo che un investitore privato possa fare causa a un’entità pubblica e democratica, come un governo, per tutelare i propri interessi economici, perché scardina l’organizzazione democratica della società”, continua Stefanini. Se diventano realtà, un’azione governativa che incide sui profitti dell’industria può essere citata in causa anche se è volta a proteggere la salute dei cittadini. Di più: qualunque informazione sfavorevole su un farmaco, che lo definisca pericoloso o inefficace, potrà essere riconosciuta come “segreto commerciale” o “dato confidenziale” e rimanere blindata nel segreto.
I colossi dell’industria rischiano di avere margini d’intervento sempre maggiori nelle politiche nazionali. L’altra faccia della medaglia vede i governi perdere potere decisionale e avviarsi verso una privatizzazione a tutti i livelli, anche di servizi essenziali come la sanità. Ma se i governi non manterranno il controllo del prezzo dei farmaci e della spesa sanitaria nazionale, non sarà possibile garantire a tutti l’accesso ai servizi sanitari.Curarsi allora verrà a costare caro.
“Il principio dell’efficienza governa il mercato americano ed è il vantaggio più declamato del Ttip. Ma è una parola da usare con estrema cautela nel mondo sanitario, dove la concorrenza tra i produttori avviene sempre ed esclusivamente sul piano dei costi, non della qualità” sottolinea Stefanini. “Andare a cercare gli aspetti positivi del Ttip è difficile” continua il direttore del Csi, “le questioni sono le stesse di vent’anni fa: il drago assume forme diverse, ma dentro resta identico”.
Vista così, per gli Stati Uniti, l’Europa è un mercato tutto da conquistare. Ma se le tariffe di esportazione sono già basse, dobbiamo chiederci qual è il reale interesse degli Usa, nascosto nel segreto di questi giorni di negoziazione. Sul tavolo del Ttip, a porte chiuse, è in discussione la concezione stessa di salute: come diritto o come prodotto.