Testa (SNAMI): “Fra medico e farmacista non deve esserci nessuna commistione”

IL RUOLO DEL MEDICO E’ INSOSTITUIBILE

Dott. Testa, c’è al momento una commistione tra Medici e Farmacisti ?

Il medico fa la diagnosi, prescrive la cura, e il farmacista eroga il farmaco. Fra le due categorie non deve esserci nessuna commistione, così impone il regio decreto del 1934. Novant’anni dopo la Federazione dei titolari di farmacia italiani (Federfarma) sente il bisogno di allargare il raggio di azione: “La farmacia può dare un contributo importante alla riduzione delle liste d’attesa come erogatrice di servizi sanitari qualificati sul territorio.”

Vuol dire che il farmacista può sostituire il medico? O è il medico che va in farmacia? C’è qualche passaggio un po’ nebuloso e non del tutto chiaro .

La Farmacia dei servizi tende ad allargarsi ?

La prima riforma che espande l’attività delle farmacie è di 15 anni fa, con il governo Berlusconi IV e ministri della Salute Maurizio Sacconi, poi Ferruccio Fazio. È allora che nasce la cosiddetta «farmacia dei servizi». Per fare cosa? Un tramite con i laboratori analisi per l’esame delle urine e la ricerca di sangue occulto, e tutti quei test di autocontrollo cioè gli esami che il paziente può farsi anche a casa da solo e la farmacia dà un po’ di supporto.Questi ed altri servizi per i quali non serve la ricetta medica e che le farmacie offrono a pagamento.

Dov’è un eventuale conflitto di interesse ?

Le norme sono molto chiare: il farmacista non può svolgere, direttamente o per interposta persona, l’attività medica a mezzo di ambulatorio e i medici, in quanto prescrittori di farmaci, non possono esercitare in farmacia .

Questi confini ora si stanno allentando.Infatti il Ddl Semplificazioni del 26 marzo 2024 cambia radicalmente le cose. Tra l’altro le farmacie possono somministrare qualunque tipo di vaccino sopra i 12 anni; fare da sportello per la scelta e revoca del medico di famiglia e del pediatra; vengono promossi i servizi di telemedicina come l’elettrocardiogramma e holter pressorio o cardiaco che saranno refertati da un medico che lavora a distanza.

Allora c’è stata una svolta?

Certo. Il Governo riconosce ufficialmente servizi che molti di noi già offrono quotidianamente ai cittadini, ma ponendo al contempo le basi per il loro rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale a fronte della presentazione di una ricetta medica da parte del paziente .Nella pratica le farmacie,no tutte ma quelle con specifici requisiti ,possono dunque trasformarsi in ambulatori di prossimità dove è possibile fare una diagnosi e poi vendere il farmaco per quella diagnosi.

Qual’è il rischio ?

Quello di aumentare il consumo sanitario anche quando non c’è una reale necessità; e di correre dal prorio medico curante al primo esame lievemente fuori parametro perché il farmacista, non avendo l’anamnesi che ci riguarda,ma soprattutto le competenze non può valutarlo in un quadro complessivo.

La conclusione ?

Che i Farmacisti fanno sempre più i Medici.

Come se i Medici diventassero farmacisti avendo la dispensazione di farmaci all’interno dei propri studi. Questa deriva allo Snami non piace.

SNAMI – Roma 23 Maggio 2024


Mandelli (FOFI): «Il Governo riconosce ufficialmente servizi che molti di noi già offrono quotidianamente ai cittadini, ma ponendo al contempo le basi per il loro rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale a fronte della presentazione di una ricetta medica da parte del paziente» (qui). Nella pratica le farmacie possono dunque trasformarsi in ambulatori di prossimità dove è possibile fare una diagnosi e poi vendere il farmaco per quella diagnosi.

Per ridurre le liste d’attesa il servizio sanitario deve rinforzare gli ospedali e attivare le Case di comunità. Non ci sono altre scorciatoie. Far scendere in campo le farmacie potrebbe dare un contributo, ma è un’attività che deve essere regolamentata, e al momento non lo è. Di conseguenza si prospettano due rischi: quello di aumentare il consumo sanitario anche quando non c’è una reale necessità; e di correre dal medico al primo esame lievemente fuori parametro perché il farmacista, non avendo l’anamnesi che ci riguarda, non può valutarlo in un quadro complessivo. Con il risultato di allungare le liste d’attesa invece di alleggerirle.

Milena Gabanelli e Simona Ravizza – Corriere della Sera – articolo completo su Corriere della Sera

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