È stato pubblicato il 25 agosto su The Lancet Infectious Disease uno studio dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS (Autori: Norberto Perico, MD Monica Cortinovis, BiotechD Prof Fredy
Lo studio è stato presentato da alcuni come una scoperta clamorosa tale da smascherare trame poco chiare nella gestione della pandemia.
In realtà non si tratta di una novità né tantomeno di uno “studio” ma di una review scientifica pubblicata dalla rivista The Lancet, una rassegna della letteratura prodotta con le ricerche sull’uso degli antinfiammatori non steroidei contro il Covid-19 nelle cure domiciliari. Ricerche che dimostrano tutte l’efficacia di questi farmaci nel ridurre sensibilmente il rischio di una evoluzione della malattia in forma grave. Ma tanto è bastato per farne oggetto di strumentalizzazione politica, con Aifa e Ministero della Salute sotto accusa per aver indicato inizialmente, per la cura domiciliare, solo «tachipirina e vigile attesa».
“Ma questo non significa che abbiano sbagliato a dettare quelle linee guida”, dice Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto per le ricerche farmacologiche Mario Negri in dichiarazioni apparse su diversi organi di stampa. “Semplicemente non potevano fare altrimenti, perché non c’erano ancora evidenze scientifiche a supporto degli antinfiammatori. Non appena ci sono state, hanno rivisto le indicazioni e l’Italia è stato il primo Paese a farlo”.
L’Istituto Mario Negri con la review fa il punto sulla lotta al virus con i Fans, con una sintesi critica di circa una ventina di studi condotti in varie parti del mondo. Tra questi ci sono anche le due ricerche svolte dallo stesso Istituto. [n.d.r: si veda sotto in “notizie correlate”]
I due studi hanno dimostrato una riduzione delle ospedalizzazioni, con il trattamento precoce a base di Fans, che oscilla tra l’80 il 90%. Ed effetti positivi sono stati rilevati da tutti gli altri studi riassunti, “con risultati, spiega Remuzzi, che da un punto di vista pratico hanno molto valore”.
Tutte le ricerche sono state fatte prima di Omicron, quando già il dibattito sulle terapie domiciliari più adeguate infiammava lo scontro. Quelle line guida sono state riviste ad aprile 2021, non appena sono arrivati i risultati delle prime indagini scientifiche sull’uso dei Fans.
Pubblichiamo alcuni significativi stralci del lavoro rimandando, per chi vuole approfondire, alla pubblicazione del lavoro integrale “Home as the new frontier for the treatment of COVID-19: the case for anti-inflammatory agents” Show footnotes Published: August 25, 2022 The Lancet.
La pandemia di COVID-19 continua a rappresentare una grave minaccia per la salute pubblica globale. Le varianti più trasmissibili di SARS-CoV-2 sono state responsabili delle quattro principali ondate di infezioni che si sono diffuse in tutto il mondo a partire dall’inizio del 2020, con omicron (B. 1.1.529) diventando la variante dominante dopo l’estate del 2021, seguita dall’emergere di altri sottolineaggi omicron nel 2022 (BA.2, BA.3, BA.4 e BA.5).
In questa recensione, descriviamo brevemente i meccanismi patogeni alla base dei processi infiammatori della fase iniziale del COVID-19 e discutiamo il razionale per l’utilizzo di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), nonché le prove relative al loro equilibrio rischio-beneficio nell’ambiente domestico e comunitario. Esaminiamo anche se gli interventi farmacologici ambulatoriali con corticosteroidi che potrebbero mitigare il processo infiammatorio in corso, proteggendo potenzialmente dal rischio di progressione verso malattie più gravi.
Sono state proposte diverse raccomandazioni su come trattare a casa le persone con COVID-19 con sintomi da lievi a moderati, a cominciare dall’uso di farmaci antinfiammatori. I principali FANS raccomandati sono inibitori della COX-2 relativamente selettivi, indometacina, ibuprofene e aspirina, spesso come parte di un protocollo multifarmaco. Alcune delle raccomandazioni suggeriscono il paracetamolo come terapia sicura per la gestione precoce del dolore e della febbre nelle persone con COVID-19. Tuttavia, si dovrebbe considerare che (oltre ad essere un farmaco con modesta attività antinfiammatoria) a dosi relativamente basse il paracetamolo riduce le concentrazioni plasmatiche e tissutali di glutatione, il che potrebbe esacerbare il COVID-19. Pochissimi ricercatori hanno testato formalmente le raccomandazioni proposte per i pazienti ambulatoriali con sintomi COVID-19 attraverso studi osservazionali, anche se quelli hanno mostrato risultati incoraggianti. In particolare, i risultati dei nostri studi hanno corroborato le raccomandazioni del protocollo di trattamento per il trattamento ambulatoriale precoce del COVID-19 che abbiamo precedentemente proposto su la base della crescente conoscenza della fisiopatologia alla base dei sintomi da lievi a moderati riscontrati all’esordio della malattia.
Inoltre, data la via metabolica di questi FANS che coinvolgono, tra gli altri, il citocromo 3A4, i medici di famiglia dovrebbero considerare il rischio di potenziali interazioni farmacologiche, soprattutto per i pazienti con
COVID-19 che hanno iniziato la terapia antivirale con remdesivir o nirmatrelvir potenziato con ritonavir. In
Nel complesso, i nostri studi e altri studi osservazionali indicano che la terapia antinfiammatoria, in particolare i FANS, è fondamentale per la gestione dei pazienti ambulatoriali con i primi sintomi di COVID-19, poiché l’attenuazione di questi sintomi protegge dalla progressione verso una malattia più grave che alla fine potrebbe richiedono il ricovero, ponendo un enorme onere per il sistema ospedaliero.
Notizie correlate: Circolare Ministero della Salute del 26 aprile 2021
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