Determinante, come sempre, la stagionalità: nel 2015 i Sop hanno totalizzato vendite a valori per circa 2,5 milioni di euro, in aumento del 3,2% rispetto all’anno prima grazie principalmente a una «maggiore diffusione delle sindromi influenzali e da raffreddamento» nella stagione a cavallo tra 2014 e 2015. Nell’ultimo bimestre dell’anno, invece, si è registrata «una minore incidenza dei disturbi tipici della stagione fredda», che ha finito per pregiudicare la crescita dei consumi (rimasti infatti stabili rispetto al 2014).
Dalla fotografia del 2015 discendono le previsioni per quest’anno e i due successivi. Le stime, così, ipotizzano per il triennio in corso un andamento dei consumi stabile o moderatamente in crescita, con un persistente scarto tra volumi (condizionati dalla stagionalità) e valori (cioè fatturati) grazie all’azione del mix di consumo che privilegia i prodotti più giovani. Ovviamente le valutazioni varierebbero nel caso in cui intervenissero modifiche di rilievo nel quadro normativo: per esempio, scrive Assosalute, l’abolizione della tradizionale distinzione tra Otc e Sp (senza pubblicità) e l’ammissione di tutti i Sop alla comunicazione al pubblico innescherebbe maggiori investimenti in pubblicità da parte delle aziende e «consentirebbe al Ssn di risparmiare risorse per la gestione delle patologie lievi, in un’ottica di maggiore sostenibilità della spesa farmaceutica pubblica».
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