Si accelera sulla spending review: è in corso da ieri la scrematura dei quasi duemila emendamenti presentati al decreto che deve essere ultimata oggi, insieme alla presentazione da parte del Governo delle sue modifiche. Scontato ormai il ricorso alla fiducia, sia all’aula, dove il testo dovrà essere votato giovedì, invece che venerdì, come inizialmente previsto, sia alla Camera. Intanto arrivano già le prime ipotesi su come potrebbe cambiare la sanità all’indomani dell’approv! azione del provvedimento: sul sito economico Lavoce.info, in particolare, si mettono nero su bianco le possibili proposte attraverso cui le regioni potranno avviare il «percorso di riorganizzazione dei propri servizi sanitari», senza compromettere l’assistenza per i cittadini: «l’esistenza di margini di recupero di risorse e di miglioramento dell’appropriatezza delle prestazioni infatti è una convinzione comune a tutti gli operatori sanitari, oltreché dei responsabili delle Regioni ed Asl». Tra i primi punti a essere citati la «semplificazione delle procedure amministrative e la diffusione degli strumenti informatici (punti unici di accesso alle prestazioni sanitarie e sociosanitarie, e-health)». Poi la riorganizzazione della rete delle cure primarie, che in diverse occasioni è stata al centro del dibattito, «con il sostegno all’associazionismo in medicina generale (avvio delle unità complesse di cure primarie, continuità assistenzi! ale, riduzione della inappropriatezza delle prestazioni di pronto soccorso e specialistiche)», ma anche il chronic care model (la proposta è già stata attivata in via sperimentale dalla Lombardia. Non può mancare il riferimento alla «rete di strutture intermedie per la fase post-acuta, con la riconversione dei piccoli ospedali», così come «la razionalizzazione degli acquisti (centrali di committenza, procedure consortili, ecc.) e l’accorpamento dei magazzini tra diverse aziende ospedaliere e sanitarie». Generici e distribuzione per conto appaiono altre strade che potrebbero determinare un contenimento della spesa senza andare a intaccare i servizi.
24 luglio 2012 – DoctorNews
Farmindustria e confederali minacciano mobilitazione
Le misure sulla spesa farmaceutica impartite dal decreto per la spending review vanno ammorbidite perché rischiano di avere effetti devastanti sul comparto. È il grido di allarme lanciato ieri da Farmindustria e dai sindacati confederali Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uilcem-Uil in una lettera firmata congiuntamente e indirizzata al presidente Monti e al ministro delle Finanze, Vittorio Grilli.
Nella missiva, le quattro organizzazioni chiedono un incontro urgente con l’esecutivo per illustrare alcune proposte alternative agli interventi contenuti nella spending review. «Ancora una volta» scrivono «la spesa farmaceutica pubblica è chiamata a pagare il 40% dell’intera manovra anche se rappresenta solo il 15% della spesa sanitaria». Una stangata insostenibile per il settore, che negli ultimi 5 anni ha già contribuito ai tagli