L’idea del ministro Stefano Balduzzi è semplice: fare in modo che i medici di famiglia, associandosi, garantiscano a turno l’assistenza 24 ore su 24 e sette giorni su sette. Lo scopo è decongestionare i reparti ospedalieri di pronto soccorso.
Il progetto, inserito nel decreto sulla sanità che verrà presentato questa settimana al Consiglio dei ministri, corrisponde sostanzialmente alla proposta delle "case della salute" avanzata dagli stessi medici di base, che chiedono lo stanziamento di maggiori risorse pubbliche per poterlo attuare. Non manca, invece, lo spirito associativo, che, almeno dalle nostre parti, è già molto sviluppato.
«L’associazionismo – riferisce Euro Grassi [nella foto], segretario provinciale della Federazione dei medici di medicina generale – ha preso piede a partire dal 1997. Ora 320 medici di famiglia su 340 sono associati. Circa novanta sono riuniti in gruppo, assicurando a turno l’assistenza sia al mattino sia al pomeriggio nel medesimo ambulatorio. Esistono sei gruppi nel distretto sanitario di Reggio, quattro in quello di Scandiano, altrettanti a Guastalla, due a Castelnovo Monti e uno a Montecchio. Sono però iniziative in perdita a causa delle maggiori spese per le strutture e il personale». L’altra esperienza associativa è invece consolidata.
Più di duecento medici di base sono collegati in rete, mettendosi a disposizione dei pazienti dei colleghi per le visite urgenti e coordinando gli orari in modo che almeno un ambulatorio sia aperto fino alle 19. In teoria, quindi, già ora non si dovrebbe avere difficoltà a ricevere l’assistenza necessaria per tutto l’arco delle 24 ore. Infatti durante il giorno si può trovare aperto l’ambulatorio del proprio medico o di quello a lui associato, gli si può richiedere una visita domiciliare fra le ore 8 e le 20 e, durante la notte e nel fine settimana, si ha a disposizione la guardia medica.
"Tuttavia – osserva Grassi – la continuità assistenziale è ostacolata dal fatto che su 120 addetti alla guardia medica soltanto 30 sono residenti. Occorrerebbe garantire una guardia medica stanziale». Ma la soluzione più efficace, secondo la Fimmg, si può trovare nel modello catalano e inglese delle case della salute. Si tratta di strutture aperte 24 ore su 24 in cui operano insieme medici di base, pediatri, altri specialisti e infermieri, con l’ausilio di qualche impiegato.
«I medici di base – spiega Grassi – si sono mossi. La regione, invece, è stata finora poco attenta alle loro proposte. Confidiamo che il ministro faccia una vera rivoluzione assicurando i finanziamenti necessari. Non essendovi a disposizione fondi aggiuntivi, occorre che lo stato e le regioni riequilibrino la spesa sanitaria a vantaggio del territorio. Ora, invece, la medicina di base riceve soltanto il 6% delle risorse,