Più longevi e in salute gli italiani: personale sanitario ridotto del 5,6% in venti anni

Conferenza dei manager FIASO al Ministero della Salute

In Italia risulta buono lo stato di salute della popolazione e l’aspettativa di vita risulta tra le più elevate d’Europa. Dai 79,9 anni del 2000 l’aspettativa è salita agli 83,6 del 2019 più alta di Germania, Francia, Regno Unito, Svezia e seconda in Europa solo alla Spagna con 83,9 anni. Anche la mortalità neonatale è scesa da 3,5 per mille del 2000 a 1,9 del 2019, tra le più basse in Europa.

Questi i dati che i Manager FIASO (Federazione Italiana delle Aziende Ospedaliere) hanno portato all’attenzione del Ministero della Salute nell’incontro che si è tenuto il 5 luglio.

Prima della legge 502 del 1992 esistevano 659 Usl, al 2020 le Asl si sono ridotte a 118, sono state istituite 52 Aziende ospedaliere, 21 Ircss, 18 enti intermedi. A fronte della riduzione a 482 strutture di ricovero pubbliche, sono quasi raddoppiate le strutture territoriali ovvero strutture residenziali e semiresidenziali, ambulatori, laboratori, centri di salute mentali, consultori, centri dialisi passando da 16.006 del 1997 a 25.292 del 2019.

La spesa sanitaria pro-capite totale, dal 2000 al 2019, è cresciuta dell’80% raggiungendo i 3.653 euro. Una cifra, però, molto più bassa e distante da quelle europee: in Germania si spendono 6.518 euro pro capite. In Italia la spesa sanitaria ammonta al 13,2% della spesa pubblica complessiva contro il 20% della Germania o il 19% del Regno Unito. E dal 2010, mentre è cresciuta la spesa per beni e servizi del 3,7%, capitolo su cui punta il Pnrr, è rimasta uguale quella sul personale.

A fronte dei significativi miglioramenti registrati, a partire dal 2010, il personale ha subito un forte decremento pari al 5,6%.  Tetti di spesa, blocco dei turn-over, i provvedimenti legati ai piani di rientro di alcune regioni, hanno portato alla situazione attuale: oltre 5.000 medici in meno, quasi 11.000 infermieri, più altri 23.000 operatori sanitari in meno. In totale – 40 mila unità. 

A questo si aggiunge l’incremento dell’età media del personale, per cui più della metà dei medici del SSN ha oggi più di 55 anni, la percentuale più elevata d’Europa, superiore di oltre 16 punti alla media OCSE.

Esaminando gli indici di performance del SSN, come le prestazioni sentinella sugli Standard quantitativi, strutturali, tecnologici e qualitativi della assistenza ospedaliera” (ad esempio le fratture di femore con una capacità di intervento in 48 ore raddoppiata dal 31 al 66% o i parti cesarei ridotti dal 28 al 22%), c’è un’aderenza diffusa alle soglie di esito previste, e dati in costante miglioramento nel decennio 2010-2019. In dieci anni, inoltre, si sono ridotti i ricoveri per asma e diabete del 60% e grazie all’assistenza e alle cure extra-ospedaliere sono diminuite del 30% le giornate di ricovero in vent’anni.

Questo il commento del Presidente di FIASO, Giovanni Migliori: “L’aziendalizzazione e il management hanno assicurato ottimi risultati, sia per i livelli di salute raggiunti dal paese in trent’anni, sia sul piano economico. Gli ultimi due anni di pandemia, inoltre, hanno dimostrato come la figura del direttore generale, in grado di elaborare modelli di gestione flessibili e di rispondere con tempestività alle emergenze, sia cruciale nell’assetto del servizio sanitario. Da dieci anni, però, a fronte di nuovi bisogni sanitari e con l’invecchiamento della popolazione, non è cresciuto affatto l’investimento per il personale: mancano 40mila professionisti.  Nel corso dell’emergenza abbiamo reclutato precari che ora, grazie alla legge sulle stabilizzazioni, possono essere assunti: già 10 regioni su 20 hanno stipulato accordi con le organizzazioni sindacali per procedere con i contratti a tempo indeterminato. Ma, per colmare il divario decennale, occorre anche abbandonare la logica dei tetti di spesa e incrementare il finanziamento destinato alle assunzioni di nuovi professionisti che potranno fare la differenza nella sanità del futuro con le sfide del PNRR. Dobbiamo allineare infine la percentuale di risorse destinate alla sanità a quella della media europea; perché investire in sanità, oltre che tutelare la salute, significa anche garantire innovazione e sviluppo al Paese, per poter continuare a guardare con fiducia al futuro”.

Fonte: FIASO 


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