Tutti i prezzi aumentano, l’inflazione ha fatto un balzo, le famiglie faticano a tirare la fine del mese. E figuriamoci se a questo appuntamento potevano mancare i farmaci. Questo perché nelle farmacie a partire dal primo di gennaio, in seguito a una norma introdotta nella solita Finanziaria, c’è stata una piccola rivoluzione, di cui pochi, al di fuori degli addetti ai lavori, si sono accorti: la liberalizzazione del prezzo dei farmaci Sop (Senza obbligo di prescrizione) e Otc, i cosiddetti farmaci da banco. Questo significa, in pratica, che per questi medicinali non sarà più indicato un prezzo massimo imposto, sul quale il farmacista poteva praticare uno sconto, ma ogni farmacia sarà libera di fissare il prezzo che vuole. La misura in sé è sensata ed era diventata quasi obbligata dopo che la vendita di questi farmaci era stata "sciolta" dal monopolio delle farmacie (autorizzandola nei supermercati, per esempio). L’obbiettivo era ed è quello di aprire a una concorrenza che portasse a un calo dei prezzi: in Inghilterra per esempio si è registrata una diminuzione del 30 per cento dopo la liberalizzazione; negli Stati Uniti, dove la vendita è libera da sempre, i farmaci da banco costano nettamente meno che da noi, nel caso di alcune pillole di largo consumo addirittura meno della metà. L’effetto sperato di risparmio a lungo termine per i consumatori si scontra però con un altro fattore, che ha fatto sentire subito il suo effetto. Il fatto è, dicono i farmacisti, che le case produttrici hanno aumentato in molti casi i prezzi, diciamo così, all’ingrosso, anche perché erano bloccati dal 2005. Per ora dunque il risultato è che in molti casi i consumatori spendono di più, in un momento in cui non ne avevano certo bisogno. Non resta che sperare nel "lungo termine". Vale la pena ricordare che la legge prevede comunque che i prezzi debbano essere «chiaramente resi noti al pubblico nel punto di vendita, mediante listini o altre equivalenti modalità», ancora non definite. Vista la quantità delle confezioni, ci sembra però poco pratico consultare un chilometrico menu. *responsabile Corriere Salute Qualche giorno fa in farmacia ho acquistato un medicinale da banco che utilizzo abitualmente e, sorpresa, l’ho pagato di più, anche se di poco. Ma come? Si è sentito tanto parlare, e discutere, dei farmaci troppo cari, degli sconti che i farmacisti avrebbero potuto fare e della novità delle medicine acquistabili al supermercato "così vengono a costare meno"… E adesso? Era tutta una commedia quel promettere risparmi per i consumatori, oppure mi sono persa qualche sgradevole novità? Lettera firmata Corriere della Sera del 10/02/2008 ed. Nazionale p. 58