Nathalie Dompé ha fatto bingo con il principe saudita
Infatti, secondo il sito dagospia.com (la bibbia dei lettori più informati), pare che Natalie Dompé abbia “finalmente trovato l’uomo giusto. Trattasi del principe saudita Salman bin Abdul Aziz bin Salman Al Saud”.
A tutta prima si potrebbe anche lasciarsi sfuggire un “chissene” se una ragazza, per quanto famosa, dovesse aver trovato un fidanzato. Ma la vicenda potrebbe avere risvolti pubblici interessanti.
Perché Nathalie Dompé non è solo la giovane e bellissima erede dell’importante famiglia proprietaria dell’omonima industria farmaceutica con una rilevante sede a L’Aquila da alcuni decenni, ma è anche colei che è stata nominata nell’ottobre 2015 da Luciano D’Alfonso quale Presidente del Teatro Stabile d’Abruzzo. Un ruolo istituzionale di tutto rispetto nel panorama culturale della nostra regione.
Orbene, se fosse confermata la notizia del fidanzamento, bisognerebbe comprendere che il fortunato non è proprio l’ultimo degli arrivati in quanto, come riporta la sua biografia su wikipedia (https://en.wikipedia.org/wiki/Salman_bin_Abdulaziz_bin_Salman_Al_Saud), si tratta del principe ereditario dell’Arabia Saudita, cioè a dire la “pompa di benzina del mondo” in quanto sul suo suolo insistono i giacimenti petroliferi più ricchi del pianeta.
Il 36enne, oltre ad essere il rampollo della famiglia reale saudita, è uno dei più giovani miliardari in circolazione, con un patrimonio personale stimato in 2,7 miliardi di dollari, nonché in prospettiva il futuro Re di una delle nazioni più ricche ed influenti che esistano.
Non solo. Ma il principe non cercherebbe soltanto moglie (e nel caso della Dompé ci avrebbe visto lungo), bensì sarebbe molto interessato all’Italia per investire il suo sconfinato patrimonio.
Infatti, qualche tempo fa il Corriere della Sera ha riferito che Salman sia giunto nel nostro Paese “a caccia di buone opportunità. Sono aperto a valutare ogni progetto, non è un problema di soldi. E sono pronto a parlare con chiunque possa proporre qualcosa di interessante”.
Ecco l’occasione propizia: Luciano D’Alfonso interceda con la presunta fidanzata per far investire il principe nel sistema produttivo abruzzese, nel turismo abruzzese, nella cultura abruzzese. Basterebbe una piccola percentuale del suo patrimonio per realizzare grandi cose nella nostra infima e disperata regione.
Del resto, il futuro leader del Paese chiave del mondo arabo gode di una fonte di petrodollari pressoché incalcolabile (si stimano circa 300 miliardi l’anno dalle rendite dei giacimenti petroliferi) in grado di fare e disfare trame internazionali ben più rilevanti del nostro (economicamente infinitesimale) territorio.
Per cui sarebbe bello che acquistasse in Abruzzo, che ponesse da noi le sedi della sua società di trasporti aerei, che invece dei soliti diamanti di fidanzamento si lasciasse andare a più romantici regali per il teatro regionale rappresentato proprio da Nathalie.
Se il principe venisse folgorato un pochino dall’Abruzzo, allora “chissene” per davvero se L’Arabia Saudita continua a vivere in un profondo oscurantismo religioso, “chissene” se nel modo arabo applicano la “sharia” (cioè la non proprio progredita legge islamica), perché – come disse bene Madre Teresa di Calcutta – “non mi interessa da dove vengono i soldi, mi interessa dove vanno”.
Concetto che i latini conoscevano fin troppo bene e che avevano sintetizzato nell’espressione “pecunia non olet”, cioè il denaro non puzza.
Già me lo figuro il faraone Luciano D’Alfonso (appena un poco appannato dalla nuova ondata di inchieste penali che lo coinvolgono sia personalmente sia attraverso fette rilevanti della sua squallida maggioranza) che intercede presso la bella Nathalie per un ruolo da interlocutore privilegiato con il mondo arabo o addirittura per una partnership fra l’Abruzzo e l’Arabia Saudita.
Ma si affretti, perché potrebbe essere scavalcato a destra da Antonio Razzi, acuto tessitore di trame internazionali e riconosciuto esperto di collegamenti istituzionali fra Nazioni, nonché decano fra gli intellettuali custodi del patrimonio culturale regionale (con particolare riferimento anche al teatro, of course).
di Christian Francia – Il Fatto Teramano – 24/02/2017
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