Sarà un settembre «caldo».
Decisivo, certamente, per migliaia di lavoratori pontini. L’agenda sindacale è fitta. Di incontri dall’esito incerto, di vertenze dalla conclusione inimmaginabile.
È stato un anno difficile il 2008; un anno che ha visto aggravarsi una crisi strutturale complessiva già da anni delicata. Alle criticità del metalmeccanico e alla fuga delle grandi multinazionali da un territorio ormai dichiaratamente non più competitivo, si è aggiunta la debacle del chimico-farmaceutico che ha coinvolto alcune delle più solide realtà industriali pontine. Da Bristol a Recordati, Pfizer, Gambro, Janssen, tutti i più prestigiosi marchi farmaceutici internazionali presenti sul territorio sono stati costretti ad annunciare ridimensionamenti più o meno consistenti per una serie di negative congiunture (la scadenza dei brevetti, l’avvento dei prodotti generici) aggravate – denunciano i vertici aziendali – dalla assenza totale di politiche di sostegno e/o incentivanti. A queste vertenze (di dimensione ovviamente nazionale) che dai prossimi giorni terranno banco nelle sedi ministeriali, si aggiungeranno quelle (di eguale portata, sia pure più strettamente connesse a problematiche localistiche) che hanno invece investito un altro comparto storico e fino a qualche tempo fa portante del Sistema Latina: il lattiero-caseario.
Emblematico su tutti il caso Pettinicchio, chiusa da Granarolo per una strategia industriale che di fatto ha scippato al territorio un marchio prestigioso per trasferirlo a Bologna.
Le vicende recenti del mai decollato «polo aeronautico pontino», con il «caso Meccano» in primis, completano il quadro di una situazione davvero ai limiti che ha tutte le carte in regole per far temere un autunno caldo anche dal punto di vista della protesta sindacale. «La situazione che più preoccupa è senza dubbio quella del chimico-farmaceutico» – ammette Salvatore d’Incertopadre, segretario provinciale della Cgil che molto realisticamente punta ad un obiettivo minimale: il mantenimento del tessuto produttivo in attesa del riposizionamento dei grandi marchi sullo scenario internazionale. Ciò che eviterebbe, se non altro, il dramma sociale visto che tali aziende occupano migliaia di lavoratori pontini.
Rita Calicchia Il Tempo del 31/08/2008 ed. Latina
Caso Janssen, martedì si discute in Regione
Il primo degli appuntamento in agenda è già per martedì 2 settembre. Presso la regione Lazio, a Roma, è in programma infatti l’incontro fra parti sociali sul caso Janssen Cilag. L’azienda, com’è noto, il 16 giugno scorso ha aperto un procedimento di mobilità per 65 dipendenti facenti parte del reparto Medical Device, le cui produzioni sono state trasferite in Irlanda. Tale esubero si verifica alla fine di un percorso che ha già visto da un anno a questa parte la cessazione di oltre 300 contratti a tempo determinato nello stabilimento Janssen.
Una fase calante che preoccupa, insomma, al punto da far ritenere tale crisi ormai irreversibile anche e soprattutto se letta nell’ambito di un contesto globale (Recordati, Bristol, Pfizer, Gambro, Abbott, Janssen) che fa legittimamente pensare ad un effetto domino nel polo chimico farmaceutico laziale. L’incontro presso la sede della Regione Lazio è finalizzato in particolare ad individuare la soluzione meno traumatica possibile per i 65 lavoratori destinati al licenziamento.
Alcuni di questi hanno già manifestato l’adesione ad una ipotesi di "esodo volontario" incentivato. Per altri si tratterà di trovare una possibile collocazione in altri reparti aziendali. Ipotesi caldeggiata dal sindacati ma al momento sempre respinta dall’azienda.
R.C.
Il Te