Merqurio ci scrive. “Sui corsi di formazione degli informatori frontali in ibridi”. N.d.R.

Riceviamo e pubblichiamo

Gentile Redazione,
mi chiamo Oberto Mandia e sono il Responsabile della Comunicazione di Merqurio.
Abbiamo letto l’articolo che avete pubblicato il primo aprile e abbiamo riscontrato dei toni ostili che non si addicono alla serietà dovuta a una federazione quale FEDEAIISF.
Merqurio si occupa di formazione da oltre 25 anni e risponde – come ogni azienda – alle esigenze del mercato, che attualmente richiede a noi, e a tutta la popolazione, una spinta all’utilizzo dei canali digitali.
Con garbo e professionalità – valori cui Merqurio crede fortemente – il nostro CEO, Salvatore Ruggiero risponde al vostro articolo con un nuovo post:
http://www.salvatoreruggiero.it/sui-corsi-di-trasformazione-degli-informatori-in-ibridi/


Sui corsi di formazione degli informatori frontali in ibridi

di Salvatore Ruggiero

Che i corsi di formazione per informatori siano fondamentali per aiutare ad acquisire competenze, e nel caso specifico, finalizzate allo sviluppo dell’attività remota, non credo ci siano più dubbi. Ma a questo punto è doveroso approfondire alcuni aspetti della formazione stessa, che, ribadisco, è di grande importanza per la categoria, soprattutto per diventare validi “ibridi”.

La formazione è utile agli isf?

Secondo la norma, i requisiti per essere un informatore di una azienda farmaceutica sono quelle risalenti alle competenze universitarie del dettato di legge, più la formazione specifica a carico dell’azienda titolare dell’AIC. La pubblicità del farmaco è normata molto severamente e le formazioni, universitaria e aziendale. I corsi di formazione sono fondanti per la professione stessa.

La formazione è una opportunità o una minaccia per gli informatori?

La formazione è un assett prezioso per gli informatori, e le aziende che stanno investendo in formazione stanno curando i loro interessi in modo appropriato. Ogni informatore si arricchisce negli anni di esperienza e di competenze, molte delle quali sono fornite dalla azienda per cui lavora. Esperienze e competenze che, va sottolineato, sono poi patrimonio personale del professionista, che potrà spendere per il proprio futuro, ovunque vada. Quindi l’azienda che investe su corsi di formazione, investe nell’uomo, e sul suo futuro professionale, in azienda o altrove.

Gli informatori devono imparare nuove competenze per il loro futuro o per il loro passato?

Ai tempi dell’emergenza Covid 19, in cui scrivo, molti sono in CIG, molti sono agenti e sono fermi, alcuni sono senza una concreta prospettiva futura. In questo momento è fondamentale osservare con sguardo oggettivo il passato ed il presente e comprendere quali sono le competenze che occorreranno nel futuro. E studiare per il proprio futuro, incerto.

Il tesoretto dell’azienda è l’informazione medico scientifica o la relazione personale tra isf e medico?

Questo è un tema che spesso ci vede su sponde diverse dello stesso fiume. Nel multichannel la relazione è solo un mezzo, un facilitatore per una corretta comunicazione su basi scientifiche, giacché l’obiettivo è che il medico debba decidere in base alle evidenze di efficacia e tollerabilità. Lo studio clinico prima dell’amicizia insomma.

I medici devono aspettare gli informatori o possono continuare ad aggiornarsi, anche senza di loro?

I medici già si aggiornano, ovviamente seguono corsi e seminari online. Ricevono informazioni professionali anche in questi giorni di crisi Covid-19. Lo fanno in modo diverso più selettivo e più accorto, lo fanno in modo diverso a seconda del loro coinvolgimento nella emergenza. Ma si aggiornano già oggi, e non aspettano che gli informatori tornino ad affollare le sale d’attesa per farlo.

L’efficacia comunicazionale è specifica dell’informatore frontale?

No, l’efficacia nel trasmettere una evidenza scientifica è una competenza che nel modello remoto è vieppiù importante, visto che viene a mancare la comunicazione non verbale. Un sorriso, un gesto possono aiutare, ed apprendere come renderli in remoto può aiutare oggi e domani a svolgere meglio il proprio lavoro.

Meglio seguire un corso tenuto da chi è esperto o da chi non lo è?

Noi facciamo informazione multichannel. Quindi: frontale, remota, digitale, ovvero mista, “ibrida”, NPP o in qualunque modo vogliate chiamarla. Merqurio conosce, più di ogni altro, come si opera in remoto con gli strumenti più idonei. E non certo per quest’emergenza, bensì da sempre. Abbiamo acquisito un’esperienza che non ha eguali con decine di milioni di contatti remoti: siamo specializzati  nei corsi di formazione per “ibridi”, aiutiamo gli informatori ad acquisire le competenze idonee per affrontare con le giuste armi un mercato che si fa sempre più difficile e competitivo. 

Cosa ne pensano i medici del remoto?

Argomento molto discusso, dai sondaggi condotti da terze parti  – come il Multichannel Monitoring, in modo scientifico –  una gran parte dei medici apprezza la comunicazione in remoto per le sue specifiche caratteristiche di “andare dritti al punto”, “sintesi”, “appuntamento”. Altri, parimenti, non lo gradiscono o addirittura non autorizzano al contatto. È indispensabile, prima di iniziare una attività anche in smart working, conoscere o saper riconoscere il medico giusto. Un corso adatto può aiutare anche in questo.

Un informatore frontale esperto ha già le competenze per passare allo smart working in modo qualificato e professionale?

È un dato assodato che la comunicazione in remoto, via telefono, web, email, utilizzano una semantica diversa, richiedono che il messaggio vada declinato quando cambia il canale, ed è ovvio che vanno valorizzati elementi diversi della comunicazione utilizzando mezzi diversi. Quindi per un informatore arrangiarsi a fare il lavoro da casa è un rischio, il rischio di rovinare la relazione fiduciaria costruita negli anni. Meglio farsi aiutare dai professionisti e sapere come muoversi, prima di avviarsi in avventure improvvisate.

In un mondo che cambia, devono cambiare le competenze di un informatore scientifico del farmaco.

Perché Merqurio ha realizzato un format di corsi professionali per lo sviluppo di nuove competenze ibride?

Merqurio è una azienda che si occupa di informazione multichannel e mette anche a disposizione corsi di formazione nello stesso ambito da 25 anni. Ci sono momenti in cui alcuni servizi sono richiesti di più, perché le aziende, opportunamente, vedono uno spazio di sviluppo. In questo caso le aziende vedono con lungimiranza l’opportunità di formazione professionale per i loro uomini sul campo. Merqurio ha realizzato finora oltre 7.800 ore di formazione tra frontali, remote e blended learning nel solo anno 2019. Noi crediamo nella formazione, e crediamo che il cambiamento passi attraverso l’istruzione, le competenze. In fondo è la cultura che ci guida, sia in azienda che nella nostra vita privata. E ogni ora investita in formazione in azienda è un investimento prezioso per chi la riceve. Per usare i moderni mezzi (il telefono ed il web!) per commentare lavori clinici con il medico, crediamo si debba imparare a fare bene. Per questo abbiamo messo a disposizione dei corsi appositi. Per aiutare gli informatori a fare meglio il loro lavoro anche da casa ed evitare che loro lo facciano in modo improvvisato.

Corsi di formazione per informatori

Meglio un isf preparato alle nuove sfide o uno meno preparato?


N.d.R.: Egr., sig. Ruggiero, ci fa piacere che abbia colta un vago senso di ostilità nel nostro articolo del 1° aprile, e come potrebbe essere diversamente il nostro atteggiamento di ISF verso chi sostiene da decenni che l’informatore scientifico del farmaco è obsoleto?

È ovvio che la formazione è utile per tutti, sempre. Riteniamo che il modo più usuale di comunicare è la comunicazione interpersonale diretta, quella faccia a faccia con l’interlocutore. Se questo non risulta possibile si cercherà di utilizzare un mezzo comunicativo alternativo. Ma anche questo è noto a tutti, forse anche a lei.

Riteniamo che ogni processo comunicativo tra esseri umani possieda due dimensioni distinte, il contenuto (ciò che le parole dicono) e la relazione (quello che i parlanti lasciano intendere, sia a livello verbale, paraverbale e non verbale ed emotivo, cioè sulla qualità della relazione che intercorre tra loro).

Ma non è sulla comunicazione che ci interessa interloquire, tanto noi rimarremo sulla nostra posizione e lei sulla sua, altrimenti come farebbe a guadagnarci sopra.

Vorremmo sottolineare gli aspetti del lavoro per esempio di un ISF remoto e/o ibrido.

Sicuramente, ne siamo certi ma lo ricordiamo per chi non lo sapesse, per il remoto la sua azienda sarà in regola con i contenuti dell’art. 1, lett. d) della Delibera n. 79/09/CSP dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per il call center che è definito un insieme di risorse umane e di infrastrutture specializzate che consente contatti e comunicazioni multicanale con gli utenti (attraverso più mezzi, per esempio telefonia, internet, posta). Tale attività ricade nell’ambito applicativo dell’art. 24 bis sia ove realizzata tramite strutture interne sia quando viene affidata in outsourcing e a prescindere dalla prevalenza o meno dell’attività di call center rispetto al resto della propria attività.

E l’ibrido, un mostro lavorativo metà part time e metà autonomo! Ma la legislazione ha stabilito che quando l’etero-organizzazione, accompagnata dalla continuità della prestazione, è marcata al punto da rendere il collaboratore comparabile ad un lavoratore dipendente, si impone una protezione equivalente e, quindi l’applicazione integrale della disciplina del lavoro subordinato”. Secondo la Corte di Cassazione, inoltre, “si deve ritenere che possa essere ravvisata etero-organizzazione rilevante ai fini dell’applicazione della disciplina della subordinazione anche quando il committente si limiti a determinare unilateralmente il quando e il dove della prestazione personale e continuativa”.

Si tratta (a seconda dei punti di vista) di falsi dipendenti o falsi autonomi, che (nella maggior parte dei casi) non possono permettersi di bilanciare la stabilità e le tutele con la libertà di scelta. Non hanno né le une né l’altra. E in questi momenti di crisi da virus, in cui gli autonomi (nel breve periodo) sono più esposti, la situazione peggiora. Sono “occupati formalmente autonomi ma di fatto vincolati da rapporti di subordinazione con un’altra unità economica che ne limita l’accesso al mercato e l’autonomia organizzativa”. Pur non avendo le tutele dei dipendenti, non decidono né il prezzo delle proprie prestazioni né l’organizzazione del proprio tempo (come invece fanno gli autonomi puri).

Un sistema di lavoro flessibile per sfruttare dei lavoratori o giovani che non trovano niente di meglio o licenziati che non possono trovare un lavoro. Un po’ come le false partite IVA, tutti sistemi per aggirare le norme sul lavoro e i relativi contributi previdenziali.

Alcuni ISF si sono visti obbligati a sospendere le normali attività lavorative; ma in moltissimi casi, invece, si è creato il presupposto per testare una nuova metodologia lavorativa: lo smart working.

Un’occasione irripetibile per uno come lei per sostituire permanentemente l’ISF obsoleto con un ISF multichannel!

Pensi se tutte le aziende farmaceutiche o di integratori rifocalizzassero sul remoto, almeno 200 ISF andrebbero all’assalto telefonico di ogni medico di medicina generale più altri 200 informatori di integratori! Pensa che sarebbe tollerato a lungo un simile approccio?

E la richiesta di mercato che deve soddisfare è dovuta solamente alla “distrazione” più o meno colpevole di chi dovrebbe controllare. Ma una falsa partita IVA o ibrido quando sarà licenziato potrà adire ad un tribunale e farsi riconoscere il lavoro subordinato in modo da percepire i contributi previdenziali non versati e gli stipendi del CCNL non percepiti.

Ci dispiace, Sig. Ruggiero, non potremmo mai essere d’accordo né sul tipo di lavoro del neo ISF proiettato in un futuro radioso (per lei) né sui sistemi di sfruttamento che questo tipo di lavoro implica. Non siamo d’accordo sull’obsolescenza dell’ISF. 

P.S.: Per la legge si dice informazione scientifica del farmaco non informazione medico-scientifica, chi ne parla dovrebbe almeno usare la terminologia corretta, se la conosce.

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