Nei giorni scorsi sono state stimate in circa 2 milioni le prestazioni sanitarie a rischio per la protesta, e sono almeno 40 mila gli interventi chirurgici saltati. A fare i conti il presidente dell’Aaroi, il sindacato degli anestesisti, Alessandro Vergallo. “Le operazioni rinviate sono solo quelli programmati, mentre restano garantiti tutti gli interventi urgenti”, precisano gli specialisti. “Il nostro settore è particolarmente sensibile alle ragioni dello sciopero – sottolinea Vergallo – Abbiamo avuto una adesione altissima, dell’80%, di tutti i medici che non potevano essere precettati”.
“I nostri pazienti che oggi troveranno chiusi 3 studi su 4 non se la prenderanno, crediamo, con noi perché li abbiamo preparati a questa giornata di protesta”. Lo affermano al sit-in Giacomo Milillo, segretario nazionale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), e Giampietro Chiamenti, presidente Fimp (Federazione italiana medici pediatri). “Abbiamo sensibilizzato i nostri assistiti – puntualizzano i due leader sindacali – sul fatto che non scioperiamo contro di loro, ma al loro fianco, con l’obiettivo di non svuotare il Servizio sanitario nazionale e perché siamo convinti che è necessario evitare che i pazienti siano curati in maniera diversa a seconda della regione in cui vivono”.
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ANAAO ASSOMED – CIMO – AAROI-EMAC – FP CGIL MEDICI – FVM – FASSID (AIPAC-SIMET-SNR) – CISL MEDICI – FESMED – ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI – UIL FPL MEDICI – FIMMG – SUMAI – SMI – INTESA SINDACALE (CISL MEDICI-FP CGIL MEDICI-SIMET-SUMAI) – FESPA – FIMP – CIPE – ANDI – ASSOMED SIVEMP – SBV
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La partecipata adesione dei medici dipendenti, dei dirigenti sanitari e dei veterinari, al netto dei contingenti minimi obbligati a rimanere in servizio per garantire le urgenze, e dei medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali con punte del 75%, ed i numerosi messaggi di solidarietà dei cittadini, testimoniano che è ben compresa la posta in gioco. Vale a dire contrastare una condanna a morte annuncia-ta che sta travolgendo insieme i diritti dei cittadini, che vedono sottrarsi prestazioni giorno dopo giorno o tra-sferirle a carico dei loro redditi, e quelle dei medici, e degli altri professionisti, del loro ruolo, della loro dignità e dei loro valori professionali, marginalizzati in una logica di abbandono.
L’insufficienza di risorse economiche, al di là dei giochi verbali, rende già difficile mantenere gli ottimi risultati conseguiti, che già manifestano le prime crepe con la riduzione degli anni di buona salute nella fascia di età over 65, con l’aumento della spesa privata che ormai lega il diritto alla salute al censo, con l’eccezionale in-cremento di mortalità osservato nei primi 7 mesi del 2015. Mentre nello stesso tempo cresce il numero di chi non accede alle cure per difficoltà economiche. E peggiorano, anche per l’ impoverimento numerico del per-sonale ed il blocco da 7 anni di contratti e convenzioni, le condizioni di lavoro di chi è chiamato a tutelare la salute dei cittadini.
Colpisce il distacco, fino all’indifferenza della politica e del governo, un disimpegno che traduce le promesse in annunci con una incapacità di reggere la complessità della questione sanità.
La sanità pubblica rappresenta un grande patrimonio civile, sociale e professionale nel quale si inverano i valori etici e deontologici dei suoi professionisti, che oggi assumono su di sé l’onere di riqualificarla propo-nendosi come parte della soluzione, senza farsi schiacciare al ruolo di problema che le tecnocrazie vorreb-bero imporre. A partire da oggi, ma senza fermarsi fino a quando non sarà infranto il tetto di cristallo che blocca la sanità nella agenda del governo.