Manovra finanziaria: assistenza farmaceutica a rischio

La manovra varata dal Governo è pesantissima ed iniqua. Le misure finalizzate a contenere la spesa farmaceutica colpiscono soprattutto la farmacia. Infatti, al contributo richiesto all’intero settore farmaceutico, pagato pro quota da industrie, distributori intermedi e farmacie, si aggiunge un onere pesantissimo che grava unicamente sulle farmacie.
La misura, mascherata come taglio al margine del grossista, è in realtà l’ennesima penalizzazione a carico delle farmacie che, come ultimo anello della catena, sono chiamate a versare alle ASL l’intera “tassa” del 3,65%.
Lo denuncia il Presidente di Federfarma Annarosa Racca in una conferenza stampa convocata oggi a Roma per spiegare i motivi del grave disagio delle farmacie nei confronti delle misure contenute nella manovra economica e illustrare le proposte della Federazione per salvaguardare il servizio farmaceutico.
La manovra comprime pesantemente l’utile della farmacia. Se prima della manovra la marginalità sui farmaci distribuiti in regime di SSN, era vicina allo zero, con la manovra la marginalità si abbassa ulteriormente fino a diventare a saldo negativo.
Ciò significa che, quando una farmacia consegna al cittadino un farmaco SSN, ci rimette: nessuna impresa può reggere con i bilanci in rosso.
La Convenzione – che corrisponde al contratto di lavoro tra SSN e Farmacie – negli anni, è stata progressivamente svuotata di contenuti unilateralmente dalla parte pubblica: si sono susseguite, anno dopo anno, una dopo l’altra, norme che hanno modificato fortemente le condizioni economiche sulle quali si basava la Convenzione che risale al 1998. Sono state introdotti, a vario titolo, trattenute e sconti a favore del SSN e nuovi e pesanti obblighi burocratici.
Le farmacie continuano a rispettare quanto previsto dalla Convenzione, la parte pubblica no. Oltre a modificare unilateralmente le regole, in molte Regioni la parte pubblica non rispetta i tempi di pagamento fissati dalla Convenzione e rimborsa le farmacie con pesantissimi ritardi.
Federfarma non vorrebbe attivare proteste che ricadono sui cittadini. È la manovra stessa che, se non modificata, scaricherà gravi disagi sui cittadini.
Gli abitanti dei piccoli paesi o dei centri storici ormai spopolati, in maggior parte anziani, dovranno fare chilometri per trovare una farmacia: molte farmacie, infatti, saranno costrette a chiudere. Già oggi le piccole farmacie hanno un equilibrio economico molto precario. Le preoccupazioni di Federfarma per il futuro di queste farmacie sono condivise dai sindacati dei dipendenti delle farmacie e da Assofarm (che rappresenta le farmacie comunali).
È positivo che su tale problema il Governo abbia espresso l’intenzione di intervenire, ipotizzando di esentare le circa 1.500 farmacie già oggi sovvenzionate dallo Stato; il problema resterebbe però per la gran parte delle farmacie, più di 15.000, che lavorano prevalentemente con il Sistema Sanitario Nazionale e nelle quali le vendite SSN sono pari o superiori al 60% delle vendite totali.

 

Tutte queste farmacie, per poter sopravvivere, dovranno tagliare drasticamente le spese di gestione.
Il personale sarà ridotto al minimo: in farmacia si formeranno lunghe file di persone in attesa di poter parlare con l’unico farmacista disponibile.
Le farmacie saranno costrette a ridurre le scorte di farmaci presenti in magazzino e quindi capiterà spesso che il cittadino dovrà tornare per ottenere il farmaco di cui ha bisogno. Le farmacie non saranno più in grado di assicurare l’attuale assortimento di prodotti: il cittadi

Exit mobile version