La lobby della settimana
Big Pharma e il lobbying farmaceutico
L’Italia da paradiso a campo di battaglia per Big Pharma
Nel corso del 2013 la Pharmaceutical Research and Manufactorers of America, l’associazione che raggruppa le principali multinazionali farmaceutiche statunitensi, ha impiegato oltre 5 milioni di dollari in attività di lobbying. In questo modo,’Big Pharma‘, etichetta poco lusinghiera per l’associazione di categoria che raggruppa i principali attori del settore della ricerca e produzione farmaceutica, si colloca al sesto posto della speciale classifica delle lobby con maggiore capacità di investimento realizzata dal Center for Responsive Politics, think tank americano che opera a favore della trasparenza nella rappresentanza degli interessi economici.
La rilevanza della attività di lobbying delle grandi imprese farmaceutiche non appare come un dato sorprendente: considerata la rilevanza sociale della salute pubblica come una delle finalità tradizionalmente assunte su di sé da ogni Stato, il settore medico e farmaceutico costituiscono alcuni degli ambiti di politiche pubbliche più assoggettati alla attività di regolazione da parte del legislatore. Laddove ci sono regole collettive in materia di salute poste dal decisore pubblico, lì il lobbista di Big Pharma deve svolgere la propria attività di rappresentanza degli interessi economici. Come mostra il volume di Jackie Law “Big Pharma”, l’interesse delle compagnie farmaceutiche nella determinazione dei contenuti delle politiche sanitarie è meglio organizzato e più focalizzato al risultato rispetto agli interessi dei gruppi di pazienti e degli operatori della sanità. Afferma Law, identificando la prevalenza dell’interesse economico delle grandi imprese farmaceutiche sul diritto alla salute: «Sostenere che vi sia una relazione diretta tra gli sforzi dell’industria farmaceutica e la salute pubblica è davvero ingenuo»