RIFORMA BERSANI «Oggi c’è competizione tra farmacie, parafarmacie e grande distribuzione, ma la vera concorrenza si avrà solo quando questa sarà possibile anche tra farmacia e farmacia». Che però resta bloccata
Duemila parafarmacie e corner negli ipermercati. Risparmi almeno del 15 per cento. Però i prodotti a disposizione sono ancora pochi. Così le farmacie contrattaccano con sconti. Panorama ha fatto la prova acquistando alcune specialità.
Su un punto i difensori del libero mercato e quelli dei consumatori si trovano d’accordo: della «lenzuolata» di liberalizzazioni avviate ad agosto 2006 dal ministro allo Sviluppo economico Pierluigi Bersani, quella dei farmaci è l’unica ad aver funzionato davvero. Tanto che oggi gli effetti benefici della concorrenza sulle tasche dei cittadini portano risparmi fino al 30 per cento sullo stesso farmaco. Libero mercato. Da un anno e mezzo la vendita dei cosiddetti Otc, i medicinali da banco di automedicazione, e dei Sop, i farmaci acquistabili senza l’obbligo di ricetta medica, è stata consentita anche a parafarmacie (negozi che non possono vendere farmaci con ricetta e salvavita) e grande distribuzione. La stessa cosa che accade da anni in altri paesi europei come Spagna, Germania, Gran Bretagna, Portogallo e Paesi Bassi. In Italia, però, sono stati messi alcuni paletti per tutelare i consumatori. Primo: nei supermercati la vendita è possibile solo in un «angolo della salute», allestito in modo distinto dagli altri reparti e con l’assistenza di uno o più farmacisti iscritti all’ordine (caso unico in Europa).
Secondo: restano vietate le operazioni a premio e le vendite sottocosto, come il classico «3 per 2».
Terzo: è stata introdotta la libertà di sconto sul prezzo dei farmaci, abolendo il tetto massimo del 20 per cento previsto in precedenza (decreto Storace). Un elemento ora rafforzato grazie a una disposizione, in vigore da pochi giorni, che cancella l’obbligo di indicare sulla confezione il prezzo massimo di riferimento, in modo da attivare ancora di più gli sconti. Gli effetti della riforma. A gennaio di quest’anno risultavano registrati presso il ministero della Salute 2.005 punti vendita di farmaci da banco; solo un anno fa erano 401. Rispetto allo storico universo delle farmacie (17.524 in tutto, di cui 16.112 private e 1.412 pubbliche), l’alternativa comincia a diventare più concreta. L’incremento maggiore riguarda il Mezz o g i o r n o (qui sono stati aperti 759 punti vendita) e il Nord (589). Per le parafarmacie, 1.677 dei nuovi esercizi, sono in testa Sicilia, Lombardia, Piemonte e Veneto. Non senza qualche effetto negativo. «Molti esercizi hanno aperto, magari anche contraendo prestiti, nell’illusione di grossi introiti» racconta Anna Tumiatti, titolare da anni di una parafarmacia a Verona. «Ma tenere i prezzi più bassi implica anche margini contenuti». Insomma, qualcuna potrebbe essere costretta presto a chiudere i battenti. Quanto ai 207 angoli messi in piedi dalla grande distribuzione, per oltre metà sono stati aperti in Lombardia, EmiliaRomagna e Veneto. Restano scoperte regioni come Calabria, Valle d’Aosta, Basilicata e Molise, ancora oggi senza ipermercati provvisti di farmaci. Le grandi catene si contendono il mercato a suon di ini-ziative. La Coop ha giocato in anticipo (suoi circa metà dei «corner» oggi attivi) introducendo per prima anche l’offerta di prodotti di cosmesi farmaceutica per allargare l’offerta. L’Auchan, gruppo francese che in Italia possiede anche la Sma, ha attivato 26 parafarmacie in otto regioni. L’obiettivo dichiarato è di averne una per ciascuno dei 47 ipermercati. Ogni punto vendita ha circa 3.300 prodotti