Quanto detto dal collega Riccardo è senza dubbio condiviso dai molti colleghi con cui ho avuto modo di confrontarmi in questi giorni e nella realtà “spicciola” dei fatti inconfutabile (del resto i pazienti devono pagare la differenza anche tra generico e generico se il prezzo non è esattamente allineato). Ritenendo che i nostri interlocutori non siano del tutto sprovveduti (tutt’altro!!) sono invece maggiormente perplesso che, a lungo termine, non ci sia convenienza per il SSN ossia che non ci sia una strategia alla base di questo ragionamento che altrimenti non spiegherebbe una norma che, insieme a tante altre proposte all’interno del “decretone Balduzzi” (di cui alcune tipo la revisione del prontuario di Aifa, apprendo oggi, rimandate guarda caso di 6 mesi) mette a rischio migliaia di posti di lavoro nel settore dell’industria farmaceutica (con conseguenti alti costi sociali per lo stesso Stato e di riflesso immaginabili ripercussioni per il famigerato PIL che guida ormai inopinatamente la nostra società).
In estrema sintesi questa è la mia personale convinzione: teniamo presente che in Europa, e questo è da tanto tempo che viene costantemente ribadito, la quota di mercato dei generici è nettamente più alta rispetto all’Italia e, in virtu’ di questo, il loro prezzo almeno tre volte più basso. Lo stesso Foresti da sempre ha giustificato il prezzo più alto dei farmaci generici commercializzati in Italia con una loro bassa penetrazione sul mercato. Ecco, credo che queste norme vadano nella direzione di favorire un maggiore apprezzamento di questi farmaci a cui seguirà, inevitabilmente il loro abbassamento di prezzo ai livelli europei (e gli strumenti per “forzare questa decisione” ci saranno: per esempio chi non si allinea, dopo un periodo di aperta concorrenza di 6 mesi, guarda caso, per la conquista del mercato potrebbe esser messo fuori prontuario).
A questo punto il cerchio sarà chiuso con buona pace indistintamente di tutti, brand e generici inclusi.
Un caro saluto
S. B.
Firenze