I lavoratori: noi in cassa integrazione e migliaia di euro investiti per i congressi. Luminari ospitati in prestigiose location e risorse al lumicino per i dipendenti
Lasciati a casa con una lettera in cui si comunica il loro collocamento in cassa integrazione straordinaria, una “cassa”, peraltro, che non ha ancora un decreto che la avalla, senza alcuna trattativa reale con i sindacati né l’individuazione di criteri di scelta su quali, tra i 1.400 lavoratori, dovessero essere i cassaintegrati. Sigma-Tau, la casa farmaceutica italiana, ha “congelato” in questo modo 569 persone di cui 214 informatori farmaceutici: tra questi ci sono anche coloro che si occupavano delle province di Pordenone e Udine e del Friuli Venezia Giulia. Così accade che si toglie il lavoro anche a persone che andrebbero invece tutelate perché appartenenti a categorie protette.
La Spa con stabilimento a Pomezia Terme è salita spesso agli onori delle cronache grazie alla protesta che i lavoratori hanno messo in atto ormai da quasi due mesi, con il presidio davanti allo stabilimento e azioni a forte impatto mediatico. Ma se tutto ciò è servito a dare visibilità alla battaglia, non è bastato a far cambiare idea all’azienda che, anzi, prosegue per la sua strada. E’ di fine febbraio un accordo con le organizzazioni sindacali (oggi al vaglio del referendum) per ratificare il ricorso alla cassa partita il 18 gennaio con un’azione unilaterale della Spa. Un accordo “capestro”, secondo alcuni, attraverso il quale si stabilisce che è possibile ottenere un’integrazione al trattamento di cassa, ma questa verrebbe prelevata dal fondo per il Tfr dei dipendenti.
«Ci hanno detto – spiega uno dei lavoratori coinvolti, tra i costituenti del Comitato di tutela degli informatori di Sigma-Tau – che l’azienda era in crisi e che una riorganizzazione era necessaria, e che non ci sono fondi per anticipare l’indennità di cassa. Poi scopriamo – prosegue – che i colleghi informatori in attività stanno promuovendo tra i medici il prossimo congresso scientifico che si terrà in Sardegna. Non hanno soldi, ma investono migliaia e migliaia di euro (la stima è di 200.000) per un congresso. Che poi non è uno: a seguire ci saranno quelli di Firenze, quello per i cardiologi, quello per i pneumologi, quello per gli ortopedici… Se ipotizziamo 100/150 mila euro ad evento, arriviamo senza fatica la milione investito in promozione».
Molti sono i sospetti sull’origine della crisi di Sigma-Tau che, improvvisamente, si è abbattuta su Pomezia. Il sospetto è che si sia trattato di un’azione pilotata «aggravando i costi di un sito e distribuendo il fatturato su varie società del gruppo, come è emerso nel corso di un programma televisivo che si è occupato della vicenda», rimarca il lavoratore.