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Sono i numeri sciorinati con orgoglio ieri mattina dal presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi nel corso dell’evento romano «Le donne per la farmaceutica, la farmaceutica per le donne». Non è ancora la parità, ma sicuramente un ottimo segnale. Tenendo conto anche del livello di preparazione delle lavoratrici, per il 90% laureate o diplomate. «Nella farmaceutica le pari opportunità non sono uno slogan. Il contributo femminile – afferma Scaccabarozzi – è fondamentale. C’è un legame profondo tra le nostre imprese e le donne. Imprenditrici, manager, dirigenti. E non solo: nella ricerca, negli stabilimenti produttivi, nell’amministrazione. Insomma in tutti i campi e in tutti i ruoli».
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Traguardi raggiunti anche grazie a scelte mirate nella contrattazione di secondo livello. L’industria farmaceutica ha infatti giocato d’anticipo introducendo innovazioni importanti nella conciliazione tra tempi di lavoro e di vita. «Per primi abbiamo abbiamo creato strumenti – continua Scaccabarozzi – per aiutare le famiglie e le donne. Prevedendo ad esempio, in caso di maternità, periodi di aspettativa più lunghi rispetto alla legge e al Ccnl. O introducendo per le neomamme la possibilità dello smart working. Assicurando poi per tutte alcuni servizi come quelli di medicina preventiva focalizzati sulle patologie femminili e quelli per una migliore conciliazione dei tempi di vita e lavoro (asili nido, lavanderia, calzoleria, take away). Possono sembrare delle banalità ma i risultati si vedono nei numeri». Quasi il 70% delle aziende farmaceutiche adotta politiche di welfare (43% negli altri settori), con una quota di servizi che per il 78% deriva da decisioni aziendali. E l’attenzione al femminile è sempre più centrale anche nello sviluppo crescente della medicina di genere, che rappresenta una sfida per le imprese farmaceutiche, da condurre attraverso sinergie pubblico-privato. Dall’oncologia alle cellule staminali, dalle malattie cardiovascolari agli screening basati sulle nanotecnologie e la nutrigenomica i settori coinvolti nella ricerca gender sono sempre di più. E i farmaci in sviluppo per le patologie maggiormente presenti nelle donne sono più di 850 nel mondo. Sul capitolo sanitario, le differenze sono infatti provate ed evidenti. Le donne vivono più a lungo degli uomini (in Italia 85 anni rispetto a 80)
Serve dunque un grande investimento e un piano a lungo termine. «Perché aiutare le donne – sottolinea la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin – significa aiutare una famiglia e un intero pezzo di società. Quindi occorre sia guardare alla crescente popolazione anziana, fatta soprattutto da donne, e a politiche per la natalità che ci portino un nuovo baby boom». E annuncia misure ad hoc. «Proporrò un aumento del bonus bebè, che cresca anche nel tempo». Ma la salute della donna è centrale anche per gli impatti che il suo ruolo di caregiver ha sul welfare generale. E l’allungamento dell’età pensionabile rappresenta un appiattimento che a lungo termine sarà controproducente. Lo sostiene il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che ha invitato la stessa ministra Lorenzin e il governo ad aprire un confronto per «rivedere la legge sulle pensioni» definita come «profondamente ingiusta».
Il Sole 24ORE – 08 marzo 2016 – Rosanna Magnano
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