Jobs Act, Poletti su controllo a distanza: “Mio iPhone? Chi me l’ha dato può controllarlo”. Rodotà: “Non è in gioco ‘solo’ la difesa della privacy, ma la libertà delle persone”

“La tecnologia è cambiata, gli iPhone sono arrivati e credo sia più saggio regolarne l’uso piuttosto che avere situazioni non regolate che portano davanti ad un giudice”. Così Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, risponde sulla questione del controllo a distanza del lavoratore, tema che il governo ha da poco trattato nei decreti attuativi del Jobs Act, aggiungendo: “Le norme sulla privacy ci sono e non si toccano”.

A margine di un incontro a Firenze per le Giornate del lavoro della Cgil, il ministro ha poi detto: “Il mio iPhone se è pubblico è nella disponibilità del soggetto che me l’ha dato. A me quando l’hanno dato non mi hanno dato un’informativa. La norma dice che quando viene consegnato va informato il lavoratore rispetto a quella situazione “. Infine, il ministro conclude: “Queste norme sono più tutelanti del fatto che in maniera non regolata queste cose avvengano”

di Max Brod – 13 giugno 2015 – Il Fatto Quotidiano

Rodotà ha chiuso il suo intervento alle giornate del lavoro, ribadendo che oggi, per la salute della nostra democrazia e della coesione sociale il tema del lavoro è fondamentale: “Non abbiamo ancora i testi definitivi, ma il fatto di voler scardinare le tutele previste dallo Statuto dei lavoratori per il controllo a distanza dei dipendenti è grave. Non è in gioco ‘solo’ la difesa della privacy, ma la libertà delle persone”.

“Bisogna riflettere sul lavoro – ha concluso il suo intervento – non in maniera regressiva. L’articolo 1 della Costituzione è tornato di grande attualità, paradossalmente proprio nel momento in cui la repubblica, con i suoi tre milioni di poveri in più si separa dal lavoro. Quando cadono le garanzie del lavoro cadono, si aprono abissi e voragini ed è ancora una volta la politica ad avere un compito cruciale: tenere insieme democrazia e società”.

S.I. – 14/06/2015 – Rassegna.it [estratto]

Il governo renzi continua a demolire lo statuto dei lavoratori: il decreto “semplificazione” prevede il controllo a distanza…

Saranno contenti i dirigenti della Fincantieri che avevano proposto i microchip negli scarponi degli operai, perché adesso il padrone può “sottoporre a controllo gli strumenti di lavoro, pc, tablet, telefonini, ma anche badge o rilevatori di presenza” anche senza accordo sindacale. Il governo Renzi con il decreto legislativo sulle “semplificazioni” continua a smantellare lo Statuto dei lavoratori e in particolare in questo caso l’art. 4.

Ma ciò che fa felici i padroni è l’altra “novità”: “le informazioni raccolte, ottenute attraverso impianti o strumenti di lavoro, autorizzati o meno, potranno essere utilizzate “a tutti i fini connessi al rapporto di impiego”, quindi anche per ricavarne infrazioni potenzialmente rilevanti sul piano disciplinare.”

E come al solito lo studio di questi grandi cambiamenti a favore dei padroni sono opera di fior fiori di professoroni universitari, in questo caso “Maurizio Del Conte, professore di diritto del Lavoro alla Bocconi di Milano, e consigliere giuridico del premier Renzi.” Mentre un altro reputa addirittura “Un passo avanti, rispetto a oggi” “che non si consente più agli accordi collettivi di vietare l’utilizzo degli esiti dei controlli” spiega Arturo Maresca, ordinario di diritto del Lavoro alla Sapienza di Roma.”

E conclude, il “giornalista”, con un pizzico di risentimento che “La nuova disposizione mette però una condizione: l’impresa dovrà dare al lavoratore “adeguata informazione” delle modalità d’uso degli strumenti e di effettuazione dei controlli…”.

Certo, nel moderno fascismo padronale si possono tagliare i salari e i diritti, si può controllare anche a distanza, l’importante è informare… che grande soddisfazione per le lavoratrici e i lavoratori!

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