In Italia terapie cuore sospese o ‘zapping’ tra farmaci
Redazione Fedaiisf
La mancata vaccinazione antinfluenzale è ‘complice’ di 8.000 decessi per complicanze
Nella prevenzione cardiovascolare assumere in modo attento i trattamenti farmacologici è fondamentale per il successo della terapia. I dati dell’Oms, tuttavia, denunciano come in Italia per i farmaci antipertensivi l’aderenza dei pazienti sia del 55%, contro un valore ottimale che dovrebbe aggirarsi intorno all’80%, e come per le statine la percentuale sfiori appena il 40%. “Il problema non è solo italiano, è strutturale e perfettamente sovrapponibile agli altri Paesi occidentali”, commenta Luca Degli Esposti, relatore del 13esimo Congresso nazionale della Società italiana per la prevenzione cardiovascolare (Siprec) a Napoli [foto a sinistra].
Vaccino influenza. Siprec: mancata vaccinazione è ‘complice’ di 8.000 decessi per complicanze
È emerso durante il 13° Congresso Nazionale della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (Siprec). Inoltre, la polmonite aumenta fino a 9 volte il rischio di infarto o ictus. Il Documento 2015 è dedicato ai vaccini. Anche l’aderenza ai farmaci è sotto i livelli ottimali. A colloquio col Professor Trimarco, Presidente Siprec, per capire quali misure sono essenziali per la prevenzione delle malattie cardiovascolari
17 MAR – In Italia, la mancata vaccinazione, quest’anno, è stata associata a 8000 casi di decesso. Questo dato è emerso durante il 13° Congresso Nazionale della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (Siprec), appena svolto a Napoli. In questa occasione, abbiamo parlato col Professor Bruno Trimarco, Presidente della Siprec, per comprendere quali sono gli strumenti in mano al cittadino per prevenire malattie cardiovascolari in un periodo in cui anche la crisi economica può avere un impatto negativo sulla salute, come evidenziato dagli esperti, e quali fattori di rischio è importante considerare.
“La crisi può gravare sulle risorse del singolo con effetti negativi sulla sua salute: un budget spesso ridotto spinge talvolta a pensare di dover ricorrere all’acquisto di alimenti a più basso costo, meno adatti alla prevenzione cardiovascolare; inoltre l’assenza o la perdita del lavoro può portare ad un minore svolgimento di attività fisica, peggiorando la qualità della salute”, illustra il Professor Trimarco. “Nel documento Siprec 2014 vogliamo sostenere l’intento di contribuire ad attenuare l’impatto negativo della crisi economica sulla prevenzione cardiovascolare, suggerendo possibili soluzioni. Spendere meno non significa consumare alimenti che aumentano il rischio cardiovascolare. Il nostro paese è ricco di prodotti benéfici e a basso costo: un esempio è rappresentato dal pesce azzurro, un alimento a basso costo che presenta effetti positivi in termini di prevenzione cardiovascolare, dato che è ricco di omega 3, un componente fondamentale per la salute cardiaca. Inoltre, il consumo di merendine ha un costo più elevato rispetto a quello di frutta: bisognerebbe abituare i bambini a consumare più frutta e meno merendine, non solo per ridurre i costi ma anche per aumentare la prevenzione”. Inoltre sempre in tema di alimentazione, 3 noci al giorno tolgono il cardiologo di torno” è uno slogan lanciato dalla Siprec, che guida i cittadini con un’‘agenda del benessere’ distribuita nelle farmacie di tutta Italia. “Per mantenere sano il sistema cardiocircolatorio è importante, se possibile, mangiare 3 noci al giorno, ricche di antiossidanti”
Anche il fumo è un ‘indagato speciale’, insieme allo stress e allo stile di vita sedentario, che mettono a dura prova la salute del sistema cardiocircolatorio.
La corretta alimentazione e l’esercizio fisico rappresentano due strumenti essenziali nelle mani dell’individuo per una vita sana. “Una dieta inappropriata, la mancanza di attività fisica, l’abitudine al fumo, come anche l’ipertensione, l’ipercolesterolemia, il diabete o altre particolari patologie ed una storia familiare di malattie cardiovascolari sono i principali fattori di rischio individuali per lo sviluppo di tali malattie”, ha spiegato il Professor Trimarco. “Un altro fattore di rischio sempre più emergente riguarda la presenza di uno stato infiammatorio di qualsiasi tipo, dovuto a infezioni o di altra natura, che aumenta il rischio di eventi cardiovascolari (infarto, ictus ed altro): ad esempio la polmonite aumenta il rischio di tali eventi fino a 9 volte nella convalescenza”.
Proprio in tal senso, l’esperto rimarca l’importanza della vaccinazione antiinfluenzale per i soggetti ai quali è raccomandata: “quest’anno, l’episodio del ritiro del vaccino antiinfluenzale, poi rimesso a disposizione, ha indotto una riduzione della pratica vaccinale consistente. Il rischio è un aumento della mortalità per influenza: abbiamo stimato che circa 40mila ricoveri e 8000 decessi sono stati dovuti a complicazioni riconducibili alla mancata vaccinazione”. Il Documento Siprec 2015, intitolato “Un nome nuovo nel linguaggio della prevenzione cardiovascolare: i vaccini” e firmato da esperti internazionali, fornisce informazioni sui vantaggi della vaccinazione (in particolare vaccinazione anti-influenzale, contro l’Herpes Zoster e contro la Polmonite pneumococcica, ma può essere esteso anche ad altri casi) per una valutazione completa dei possibili benefici e degli eventuali effetti negativi, prosegue l’esperto. “Il vaccino, come qualunque altro atto medico, può comportare un rischio e questo può scoraggiare il cittadino”, spiega Trimarco. “Ma quello che è importante è fornire un’informazione corretta sui vantaggi della vaccinazione per far conoscere in maniera autorevole il bilancio tra benefici e rischi”.
Inoltre, l’aderenza ai farmaci è un tema importante, emerso durante il Congresso, che può avere effetti negativi in termini di prevenzione cardiovascolare: in Italia per i farmaci antipertensivi l’aderenza dei pazienti è del 55%, contro un valore ottimale che dovrebbe aggirarsi intorno all’80%, e per le statine la percentuale sfiora appena il 40%, illustra la Siprec. “Il problema non è solo italiano, è strutturale e perfettamente sovrapponibile agli altri Paesi occidentali”, commenta Luca Degli Esposti, relatore Congresso. “Il paziente non aderente e non persistente – prosegue il dott. Degli Esposti – non solo ha un rischio significativamente superiore di sviluppare eventi cardiovascolari e decesso, ma ha un costo di gestione molto più alto”. La Siprec sottolinea che sono molti i fattori alla base della scarsa aderenza, attribuibili non solo al paziente ma anche al sistema sanitario e al medico. Un esempio è dato dallo ‘zapping farmacologico’, proseguono gli esperti, un fenomeno che consiste nel passaggio da farmaco originale (originator) a generico: il fenomeno è dovuto al fatto che negli ultimi anni, per effetto delle numerose scadenza brevettuali, soprattutto in ambito cardiovascolare, è notevolmente aumentato il numero di farmaci equivalenti disponibili per i diversi principi attivi; inoltre la normativa vigente che ne consente la sostituibilità.
Un altro importante argomento, spiega il Professor Trimarco, riguarda la prevenzione personalizzata, che consente di identificare quali sono i rischi del singolo in termini di salute cardiovascolare e intervenire specificamente su di essi.
Nell’ultimo anno in Italia valore lontano da garantire controllo morbillo
Un prezioso strumento di sanità pubblica e prevenzione, minacciato da preoccupanti “fenomeni di controcultura ‘anti vaccino'”. A evidenziare l’importanza dei vaccini a livello “globale” e “di valenza strategica per i nostri Paesi e l’Unione europea” è il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nel suo intervento a Parigi alla II Assise nazionale del vaccino. Lorenzin ha ricordato che nel Semestre di presidenza italiana dell’Ue “abbiamo cercato di definire, tra l’altro, una visione strategica coerente con il progresso in atto nel campo dei vaccini e, soprattutto, con l’obiettivo di contrastare i fenomeni di controcultura ‘anti vaccino'”. Fenomeni che in Italia, ma anche negli Usa con la recente epidemia partita nei Parchi Disney, hanno avuto effetti pesanti per quanto riguarda la copertura antimorbillo. Per il ministro, è dunque “auspicabile che a fronte di un’evidenza scientifica ben consolidata dell’efficacia della prevenzione primaria e secondaria, aumenti anche l’investimento complessivo nella prevenzione che oggi, purtroppo, è ancora molto basso in tutti gli Stati membri”. In particolare, “proprio grazie alla disponibilità di vaccini efficaci e sicuri e alla realizzazione di vaste campagne di vaccinazione, è stato possibile conseguire due fondamentali traguardi, ovvero l’eradicazione globale del vaiolo e della poliomielite dall’Europa, dalle Americhe e dal Pacifico Occidentale. Eppure, ancora oggi le malattie infettive continuano a rappresentare una minaccia per la salute e la sicurezza globale. Molte patologie infettive, apparentemente sotto controllo, possono tornare a rappresentare un pericolo”. Una riemergenza che richiede di definire e realizzare “azioni di contenimento e contrasto altrettanto innovative”, dice Lorenzin, che cita il caso del morbillo. “Nell’anno 2000, su 1,7 milioni di morti infantili dovute a malattie prevenibili con la vaccinazione, circa il 46% era attribuibile al morbillo, che può causare serie complicanze, come l’encefalite e la panencefalite sclerosante subacuta, fino al decesso. Dopo l’avvio del Piano globale di eradicazione della malattia – prosegue – il burden of disease è diminuito addirittura del 79%. Tuttavia, nonostante l’efficacia e la sicurezza del vaccino contro il morbillo siano continuamente ribadite dalle autorità sanitarie e dalla comunità scientifica, la copertura vaccinale in Italia è ancora lontana dal 95%, che è il valore necessario a garantire il controllo della malattia e la sua successiva eliminazione”. E le prospettive non sembrano rosee. “Nell’ultimo anno, a seguito di campagne di controinformazione e interventi pessimamente documentati che continuano a porre in relazione la vaccinazione con la sindrome autistica, si è attestata a poco più dell’88%”, sottolinea il ministro. “I genitori che non vaccinano i loro figli per ragioni ideologiche o per paura di esporli a potenziali rischi o, cosa ancor più grave – dice Lorenzin – perché mal consigliati dai loro medici di fiducia, dovrebbero comprendere che in questo modo, invece, li espongono a un rischio ben maggiore, con una diluizione progressiva dell’immunità di gruppo, che, infatti, sposta il rischio di ammalarsi verso l’adolescenza e la giovinezza, con le gravi e (e talora letali) conseguenze che tutti conosciamo. Tutti dovremmo ricordare che l’investimento in prevenzione in generale, e nelle vaccinazioni in particolare, è il modo più sicuro ed economico per rispondere al dovere di garanzia e protezione della salute delle nostre popolazioni”.
“L’obiettivo che ci siamo prefissi è l’adozione entro l’anno del nuovo Piano e del nuovo Calendario, che includa tutte le vaccinazioni per le quali disponiamo di vaccini efficaci e sicuri”. Lo ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nel suo intervento a Parigi alla II Assise nazionale del vaccino. Il Comitato permanente sulle strategie vaccinali, ha precisato Lorenzin, sta predisponendo l’aggiornamento del Piano nazionale della prevenzione vaccinale e del Calendario. Secondo il ministro, è necessario garantire ai cittadini “una protezione ampia, che tenga conto del nostro contesto epidemiologico, determinato dalla posizione geografica dell’Italia, via di transito, e, spesso, meta finale, di flussi migratori dai Paesi del sud del Mediterraneo. L’offerta vaccinale – ha aggiunto Lorenzin – è naturalmente estesa ai migranti di tutte le età, sulla base delle informazioni accertabili sul loro stato vaccinale”. Per agire anche in questo campo in maniera mirata è necessario lavorare “in un’ottica di anagrafe vaccinale europea che – ha detto – ritengo sia indispensabile anche alla luce delle politiche di circolazione transfrontaliera”