Nel focus “L’automedicazione della trasparenza”, Giuseppe Portonera – fellow dell’Istituto Bruno Leoni – analizza i contenuti della proposta di legge “Baroni”, che vuole essere, per l’Italia, ciò che, per gli Stati Uniti,
Come si mette in luce nel focus, però, “la legge arriverebbe, una volta approvata, là dove le decisioni aziendali sono già arrivate, dimostrando paradigmaticamente come le spontanee dinamiche di mercato possano giungere da sole senza l’intervento del legislatore, che, a quel punto, giunge tardivo e sostanzialmente ridondante”.
Difatti – argomenta Portonera – “a partire dal 2016, l’industria farmaceutica ha già auto-regolamentato, per mezzo del proprio Codice deontologico e senza dover attendere l’intervento del legislatore, l’ambito della trasparenza rispetto alle relazioni ‘rilevanti’ tra aziende e operatori sanitari”; e, “come accade per ogni tipo di incentivo reputazionale, quando, all’interno di un dato mercato, si comincia a tenere in conto un particolare valore nell’orientare le proprie scelte di consumo, le imprese ricevono una decisa spinta ad adeguare, in modo consequenziale, le proprie pratiche e i propri standard”.
E il caso della trasparenza nel settore dei rapporti tra imprese farmaceutiche e operatori nel settore della salute non fa eccezione, visto che – secondo i dati resi disponibili da Farmindustria – oltre il 70 per cento degli operatori sanitari ha già fornito il proprio consenso alla pubblicazione dei dati che li riguardano, “senza necessità di una coazione esterna diversa dalla pressione degli incentivi reputazionali”.
L’opinione della Libertà – 2 settembre 2019
N.d.R.: L’EFPIA (European Federation of Pharmaceutical Industries and Association) disclosure code e il suo recepimento nel codice deontologico di Farmindustria (200 aziende) mirano indubbiamente a far luce sui rapporti tra medici e industria e sul tema dei conflitti di interesse. Sono tenute al rispetto degli obblighi individuati dal punto 5 del Codice deontologico le aziende farmaceutiche associate a Farmindustria nonché le proprie
Gli aderenti hanno scelto, senza obblighi di legge, di pubblicare on line i loro rapporti economici con medici e organizzazioni sanitarie, ma al tempo stesso rileva che in un’operazione di trasparenza presentata come una “svolta epocale” per spazzare via pregiudizi e ombre nei rapporti tra aziende del farmaco e mondo sanitario «Forse si poteva fare di più: rendendo più “leggibili” i dati e soprattutto chiarendo finalità e motivazioni delle scelte di finanziamento adottate. Infatti, se ciascuna azienda ha reso noti i propri rapporti economici con operatori e organizzazioni. Innanzitutto i file non sono“lavorabili”, ovvero non possono essere direttamente utilizzati per estrapolazioni ed operazioni di sintesi; in secondo luogo, non vengono rese note le causali delle erogazioni, ma ci si limita a suddividere i finanziamenti tra donazioni e contributi, sponsorizzazioni di eventi, spese di viaggio e ospitalità, spese per consulenza; infine, oltre a non essere spesso disponibile il totale complessivo erogato per le varie categorie, solo in alcuni casi viene riportato il totale
Nel nostro Paese esistono però già numerosi riferimenti normativi e deontologici per aumentare la trasparenza e ridurre l’impatto dei COI (conflitti di interessi) in ambito sanitario: dal Codice di Deontologia Medica (art. 30) al Codice comunitario concernente i medicinali di cui al D.lgs 219/2006 (art. 123); dalle Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione (L. 190/2012) al codice di comportamento dei dipendenti pubblici (DPR 62/2013), sino alla normativa che regola il ruolo degli sponsor nelle attività di Educazione Continua in Medicina (ECM).
Aziende associate Farmindustria
Aziende associate Assogenerici