Riportiamo il dibattito che si è aperto sul sito Facebook di Sergio Cardinali della Filctem CGIL
Recentemente sul tema lavoro/lavoratore si è messo in discussione il ruolo esercitato dal sindacato che ha preferito la via della concertazione per sottoscrivere i rinnovi contrattuali, piuttosto che concentrare la propria attività a difesa dei diritti dei lavoratori, e nel caso specifico degli ISF, a salvaguardare un ruolo che la legge descrive come di pubblica utilità.
Però se auspichiamo a una svolta nello svolgimento delle relazioni industriali non possiamo esimerci di fotografare ed analizzare la situazione attuale del farmaceutico.
Le cause sono molteplici, fra le più importanti il fatto che molte aziende, soprattutto le multinazionali hanno indirizzato il proprio piano di sviluppo, ricerca e marketing in direzione super specialistica con l’abbandono graduale ma progressivo della medicina di base. In secondo luogo perché altre figure professionali, come i medici di territorio, e in minima parte i key account, si sono affiancati agli ISF rilevandone spesso competenze e ruolo.
Tutto questo ha portato un drastico cambiamento nei modelli organizzativi delle aziende e mi sto riferendo semplicemente alla numerosità degli organici ( le linee di informazione scientifica) senza inoltrarmi nel merito delle questioni tecniche di ruolo, delle competenze specifiche previste dalla legge e dai contratti che comunque rappresentano una parte importante del problema generale, che andrebbero approfondite e discusse.
Inoltre dobbiamo anche evidenziare che una gran parte degli ISF vengono impiegati in un settore “emergente” che è quello del nutraceutico.
In questo caso la prima riflessione da fare è che se tali prodotti sono farmaci chi li promuove svolge il ruolo di ISF e come tale deve essere assoggettato alla legge 219/06.
Un contratto diverso da quello del chimico, in cui la figura dell’ISF è declarata secondo i criteri di legge ( anche se alcune modifiche recenti sono state criticate perché ad indirizzo commerciale), potrà essere ugualmente utilizzato purché non confligga con la legge stessa. Questo è a mio avviso il primo grosso nodo da sciogliere tenuto conto della rapida e continua crescita del settore .
Certo è che, in ogni caso, la mansione dell’ISF dovrebbe essere ridiscussa al tavolo sindacale tra tutte le parti interessate sia per porre argine alle continue perdite che al continuo indirizzamento della professione verso un ruolo sempre più commerciale. Inoltre si dovrà tener conto, come detto, dello sviluppo di un comparto affine a quello farmaceutico per far si che il ruolo dell’informatore sia più congruo alle esigenze di quel settore nel rispetto delle condizioni imposte dalla legge..
Mirko Ferrarini
Carissimo Mirko ci avviamo a rinnovare il Contratto nei prossimi mesi. Su questo rinnovo si caricano molte aspettative economiche di rilancio, il tema del ricambio generazionale, la valorizzazione dei rapporti del settore in tema di sicurezza, ambiente e formazione, soprattutto i cambiamenti organizzativi dovuti alla innovazione introdotta da industria 4.0.
Il confronto non potrà non affrontare i temi legati al ruolo dell’informazione scientifica del farmaco. Tutti i temi riguardano la salvaguardia del lavoro, ma ognuno di essi include necessariamente la tutela dei lavoratori. Un esempio l’accordo Tris prevede il
Il compito è sicuramente difficile e risente di molteplici ostacoli….. ma dobbiamo procedere con determinazione e senza indugi nell’attività messa in campo da circa due anni, a valle del rinnovo precedente, facendo valere le ragioni del sindacato, dei lavoratori e soprattutto dei cittadini italiani che sono i veri fruitori dell’eventuale cambiamento del sistema che non può essere considerata solamente materia economica per le aziende del settore ma anche valore per le nostre comunità, ridando centralità ad una figura ETICA dell’informazione scientifica.
Sergio Cardinali – Filctem CGIL
Caro Mirko, la tua analisi, ancora una volta, è impeccabile. Personalmente, negli ultimi tre anni, mi sto prodigando nel far passare il concetto secondo il quale chiunque vada dal medico a presentare le caratteristiche di qualsiasi tipo di prodotto che poi il medico consiglia al paziente, deve essere un informatore scientifico secondo i canoni dettati dalla normativa vigente.
Allo stato attuale, essendo stato sempre assente il controllo da parte degli organi preposti (AIFA e Ministero della Salute) ci troviamo nella condizione di vedere questa professione esercitata da ragazzi senza laurea o con una laurea diversa da quella indicata dalla 219/2006. Tuttavia non possiamo non tenere conto che, laurea o meno, questi ragazzi sono dei lavoratori che vanno oggi tutelati tanto quanto gli altri. Andrebbe fatta una sanatoria simile a quella messa in atto nel 92/93 ma dopo deve essere chiaro che la legge DEVE essere rispettata.
Come FEDAIISF, lo sai, siamo fortemente impegnati e protesi verso il riconoscimento giuridico della nostra professione che metterebbe fine allo scempio commerciale della figura dell’informatore scientifico. Il mio parere personale è che in un sistema virtuoso per l’informazione scientifica, ci dovrebbe essere il confronto è una stretta collaborazione tra istituzioni del Servizio sanitario (AIFA e Ministero della Salute), sindacati, Ordine dei Medici, associazioni di categoria (FEDAIISF, l’unica esistente) e associazioni delle aziende. Finché ci saranno esclusi dalle decisioni, ci sarà sempre il sospetto (o la certezza) che si sono messi in atto degli inciuci.
Antonio Mazzarella – Presidente Fedaiisf
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