Il 12% dei trial clinici è ‘made in Asia’

Reclutamento massiccio di pazienti e un quadro regolatorio robusto, ma relativamente semplice. E in più, costi contenuti. Questi gli elementi che stanno favorendo lo sviluppo dell’industria della ricerca clinica asiatica, alla quale le Big Pharma si stanno rivolgendo sempre più, non solo, ormai, per l’outsourcing, ma anche per studiare le peculiarità dei malati ‘locali’. Lo evidenzia un rapporto di Gbi Research. Durante il 2012, si stima, oltre il 12% dei trial clinici nel mondo sono stati condotti nei sette principali mercati asiatici, mentre il 48,5% è stato portato avanti in Usa e il 26,5% in Europa.

I costi degli studi organizzati in Oriente si stima siano del 35-45% inferiori rispetto a quelli occidentali. Il settore che va ‘per la maggiore’ è l’oncologia, e per quel che riguarda gli studi focalizzati sulla popolazione asiatica i più comuni sono quelli sul cancro del fegato, che ha un’alta prevalenza nei Paesi orientali, seguito da quello dello stomaco, della testa e del collo. Gbi Research calcola infine che le dimensioni totali dei mercati della ‘drug discovery’ di Cina, India, Russia, Giappone, Singapore, Taiwan e Corea del Sud ha raggiunto la cifra record di 5,3 miliardi di dollari nel 2011, con un tasso di crescita annuale composto (Cagr) del 21,9% dal 2007. Entro il 2018, si passerà a 17,3 miliardi di dollari con un Cagr del 18,4%.

Barbara Di Chiara – 6 novembre 2012 – PharmaKronos

 

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