Roma, 5 giugno – Invertire la rotta dell’insufficiente finanziamento del servizio sanitario nazionale, cercando un rapporto sinergico con il ministero dell’Economia. “È la mia grande preoccupazione, spero che un rapporto sinergico con il MEF possa portarci a qualcosa di concreto”.
Questa la dichiarazione programmatica forse più significativa resa ieri dalla nuova ministra della Salute Giulia Grillo (nella foto) al momento del passaggio delle consegne con la precedente inquilina di Lungotevere Ripa Beatrice Lorenzin, che l’ha ragguagliata, in particolare, sulle scadenze più immediate.
“Sono già al lavoro sui primi dossier” ha comunicato subito dopo sul suo profilo Facebook la nuova titolare del dicastero. “Questo è un ministero davvero centrale e mi impegnerò senza sosta per garantire la tutela della salute dei cittadini italiani”.
Inevitabile, ieri, anche un cenno alla questione vaccini, a proposito dei quali Grillo è stata però molto parca di parole, limitandosi a dire che “sono parte del contratto di governo. C’è una parte del contratto che ne parla, piccola, ma c’è. E su questo agiremo in sinergia con il resto del Governo. Quando lo faremo, vi comunicheremo modi e tempi”.
Intanto, a proposito degli interventi da adottare in materia di governance farmaceutica, su cui si concentra ovviamente l’attenzione della filiera del farmaco, sarà opportuno ricordare quali sono i programmi e gli obiettivi indicati nel suo programma, che segnano una marcata discontinuità con il passato.
Il primo obiettivo è quello di eliminare i ticket sui farmaci, ovviando ai mancati introiti con semplici correzioni all’attuale politica dell’Agenzia italiana del farmaco per impedire ogni ulteriore aggravio sulle tasche dei cittadini italiani. Segue l’introduzione dell’obbligo di trasparenza e pubblicità nella contrattazione del prezzo dei farmaci fra Aifa e case farmaceutiche, questione che nella scorsa legislatura è stata uno dei cavalli di battaglia di Grillo nella sua qualità di capogruppo M5S alla Commissione Affari sociali di Montecitorio. C’è quindi l’indicazione di rendere pubbliche, fruibili e quindi trasparenti le transazioni finanziarie, in denaro o in natura, e le relazioni d’interesse tra tutti gli attori della sanità e i produttori di farmaci o altri prodotti sanitari.
Ancora, si pensa di introdurre l’obbligo per le case farmaceutiche di fornire tutta la documentazione disponibile relativa alle fasi di ricerca e sviluppo di un medicinale, comprese l’analisi dettagliata dei costi sostenuti per lo sviluppo del brevetto e la completezza dei dati sui trials clinici, in modo da consentire un equilibrio tra il margine per la casa farmaceutica e l’esigenza di tutela della salute dei cittadini.
Nella lunga lista di impegni per il settore del farmaco ci sono anche: l’adozione di misure atte a controllare i prezzi dei farmaci, garantendo che le intese in materia di prezzi siano trasparenti e conoscibili, con evidenza del metodo utilizzato per la definizione del prezzo e degli utili, anche modificando il sistema di rimborso dei farmaci e avviando un processo di riordino della governance politica e dirigenziale dell’Aifa per garantire trasparenza, separazione di funzioni e un processo decisionale collegiale; l’introduzione di nuove modalità di aggiornamento del prontuario farmaceutico nazionale (che dovrebbe avere cadenza annuale), facendo sì che la rinegoziazione prenda in considerazione tutte le categorie terapeutiche di farmaci, venga fatta in assoluta trasparenza; l’adeguata promozione dell’uso di farmaci equivalenti in alternativa ai farmaci branded e la rimozione dei vincoli alle procedure di registrazione dei medicinali equivalenti alla scadenza del brevetto (patent linkage); la liberalizzazione della vendita dei medicinali di fascia C nelle parafarmacie; l’introduzione di disposizioni normative efficaci rispetto all’importazione di medicinali che, sebbene registrati anche in Italia, sono di fatto indisponibili, garantendo un’ adeguata attività, in collaborazione con le Regioni, per l’individuazione di pazienti eleggibili per i trattamenti e il rilascio della relativa prescrizione medica, assicurando un concreto monitoraggio e controllo presso i luoghi di produzione dei medicinali equivalenti; lo stanziamento di risorse sufficienti per l’acquisto di medicinali innovativi e l’eliminazione di ogni disparità nell’accesso ai farmaci per l’epatite C, ossia i criteri di priorità correlati alle condizioni di gravità della malattia, adottando un piano nazionale di eradicazione del virus dell’epatite C; l’agevolazione della distribuzione diretta dei farmaci da parte delle farmacie ospedaliere o delle Asl; l’introduzione di misure efficaci sulla sperimentazione clinica dei farmaci affinché tutti i soggetti coinvolti nella sperimentazione clinica non abbiano conflitti di interesse, siano indipendenti dal finanziatore ed siano esenti da qualsiasi indebito condizionamento o interesse finanziario in grado di inficiare l’imparzialità della ricerca e conseguentemente la salute dei cittadini.
Inutile sottolineare che, per la farmacia, due indicazioni programmatiche spiccano su tutte: la liberalizzazione della vendita dei medicinali di fascia C e l’agevolazione della distribuzione diretta dei farmaci in farmacie ospedaliere e Asl. Che – inutile girarci intorno – suonano come vere e proprie minacce agli assetti attuali della farmacia italiana. Alle quali – non servono sfere di cristallo per prevederlo – la farmacia stessa non mancherà di reagire con forza.
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