Genova. Informatore no vax deceduto per Covid. N.d.R.

Colleghi liguri ci riferiscono della tragica scomparsa di Luca Mendola, informatore scientifico a Genova.

Luca, 51 anni, informatore scientifico per la Named, azienda di integratori, ieri mattina all’alba ha chiamato il 118 dal suo appartamento di via Gribodo, nel quartiere di Marassi, senza quasi riuscire a respirare.

Il medico del 118 quando è arrivato e non ha ricevuto risposta. I vigili del fuoco hanno aperto la porta. Luca era morto, da solo in casa.

Positivo al Covid-19 almeno dal 23 dicembre scorso, data del tampone molecolare. Non vaccinato.

La sua paura del vaccino, dei «veleni che ci sono dentro» – come diceva – lo ha ucciso.

La sorella riferisce al Secolo XIX di Genova che «da non molto, aveva prenotato la prima dose. Il suo datore di lavoro gli aveva detto che, senza la vaccinazione, non avrebbe potuto più farlo lavorare, così si era deciso». Per ottenere il cosiddetto super Green pass, liberandosi «dei tamponi per i quali aveva speso una fortuna». Quel vaccino, però, resterà un’intenzione. «Avevano fatto una riunione con tutti i dipendenti che utilizzavano i tamponi, per organizzarsi rispetto alle nuove norme. È tornato a casa ed era positivo».

La sintomatologia era iniziata in modo lieve, poi, l’altro giorno, un peggioramento, apparentemente improvviso. Il tracollo sarebbe avvenuto nella notte, sino alla richiesta d’aiuto.

Le ipotesi sono diverse. Quella di un aggravamento repentino dopo un miglioramento, un andamento non nuovo per i medici. Oppure l’insorgere di una patologia differente, affiancata al Covid.

Infine, la possibilità che lo stesso Mendola, parlando al telefono con il medico, abbia sottovalutato le sue reali condizioni. L’autopsia potrà eliminare i dubbi.


N.d.R.:

Stiamo constatando una cosa che a molti appare strana e incomprensibile: tra la popolazione italiana (e non solo) c’è un certo numero di persone che sono assai restie ad assumere il vaccino anti-Covid, a prescindere da tipi e marche disponibili. Le posizioni sono, come sempre, molto differenziate: c’è chi ha certe patologie che rendono l’assunzione troppo rischiosa, chi non si fida di un farmaco giudicato ancora troppo nuovo, chi pensa che il vaccino sia un modo per iniettare sostanze strane o strumenti di controllo occulto della popolazione, chi ritiene che il Covid non esista e che sia tutta una perversa montatura governativa con dietro Big Pharma. Magari c’è anche chi ha una gran paura degli aghi o di altro, dato che la varietà umana in questo campo non ha limiti; con poi tante combinazioni diverse di tutto ciò.

Siamo sicuri che tutti i morti che ci siamo visti intorno non abbiano rinforzato in alcuni di noi l’intima, e preesistente, convinzione che a morire sono sempre gli altri e che noi invece non moriremo mai? Quanti sono gli amici e parenti, gente normale, non marziani, che da sempre non vanno mai dal medico, non si fanno analisi, snobbano le cure perché “io non mi ammalo”? Figuriamoci poi morire.

Sin dagli albori delle manifestazioni antivacciniste, i propugnatori di queste idee si mostrano poco ricettivi ai dati scientifici ed empirici. Tale contesto è stato da alcuni attribuito a una sorta di disadattamento alla modernità, ovvero alla difficoltà di alcuni individui a calcolare rischi e benefici di una cosa, data l’enorme mole di informazioni attualmente disponibili. Molte tesi sostenute dagli antivaccinisti si basano anche su teorie del complotto o si alimentano con la circolazione di fake news e bufale.

Se nel remoto passato il timore nasceva da una componente ideologica quale la derivazione animale del farmaco, in tempi più recenti alcuni studi mostrano che i motivi degli oppositori odierni sono analoghi ai motivi degli oppositori di cinquant’anni fa, ovvero che si tratti di un pratica dannosa per la salute, che le reazioni avverse siano nascoste e che tale pratica sia disposta solo per fare arricchire le aziende produttrici di vaccini.

Le morti o i danni provocati dall’assenza di vaccinazioni o dalla carenza di immunità di gregge vengono classificati come bufale da parte dei movimenti e dalle persone contrarie alle vaccinazioni. Molti di essi ascrivono le notizie riguardanti le conseguenze dell’antivaccinismo a un modo artificioso per costringere la popolazione a vaccinarsi in massa.

Secondo una recente indagine del CENSIS l’irrazionale ha infiltrato il tessuto sociale. Per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni) il covid non esiste, per il 10,9% il vaccino è inutile. Per il 31,4% è un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie. Per il 12,7% la scienza produce più danni che benefici. Si osserva una irragionevole disponibilità a credere a superstizioni premoderne, pregiudizi antiscientifici, teorie infondate e speculazioni complottiste.

L’irrazionale, dice il CENSIS,  “non è semplicemente una distorsione legata alla pandemia, ma ha radici socio-economiche profonde, seguendo una parabola che va dal rancore al sovranismo psichico, e che ora evolve diventando il gran rifiuto del discorso razionale, cioè degli strumenti con cui in passato abbiamo costruito il progresso e il nostro benessere: la scienza, la medicina, i farmaci, le innovazioni tecnologiche. La fuga nell’irrazionale è l’esito di aspettative soggettive insoddisfatte, pur essendo legittime in quanto alimentate dalle stesse promesse razionali”.

Secondo le teorie economiche attuali si è proceduto gradualmente e progressivamente a smantellare scuola, sanità e sistemi pensionistici pubblici; si è attuato un deponziamento graduale e progressiva del sindacato e del diritto del lavoro, per comprimere i salari e rendere il lavoro precario. Il cervello umano non riesce a vivere in uno stato di perenne incertezza per il futuro. Questo, dicono gli psichiatri, induce una stimolazione continua della corteccia cingolata anteriore, la parte dove avviene l’elaborazione inconscia del pericolo, che alla lunga può portare a gravi disturbi psichici. L’insicurezza e l’incertezza per il proprio future spinge alcuni ad aggrapparsi a teorie  non verificate scientificamente. Bisognerebbe promuovere con ogni mezzo la crescita culturale collettiva del Paese.

Contro l’irrazionale non abbiamo armi. Rimane la rabbia per delle cose che si potevano fare per evitare tragedie e non si sono fatte, rimane un grande dolore per delle vite perse che si potevano salvare. E con il dolore una umana pietà.

Ai familiari vada tutto il nostro affetto, la nostra vicinanza. Caro Luca, riposa in pace. Sit tibi terra levis.

 

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