Le Case di Comunità
La Casa di Comunità introduce un modello organizzativo di approccio integrato e multidisciplinare attraverso la modalità operativa dell’équipe multiprofessionale territoriale. L’attività, infatti, deve essere organizzata in modo tale da permettere un’azione d’équipe tra Medici di Medicina Generale, Pediatri di Libera Scelta, Specialisti Ambulatoriali Interni – anche nelle loro forme organizzative – Infermieri di Famiglia o Comunità (IFAoC), altri professionisti della salute disponibili a legislazione vigente nell’ambito delle aziende sanitarie, quali ad esempio Psicologi, Ostetrici, Professionisti dell’area della Prevenzione, della Riabilitazione e Tecnica, e Assistenti Sociali.
Ci sarà una «presenza medica» 24 ore al giorno sette giorni su sette, insieme agli infermieri (12 ore al giorno per 7 giorni).
Dovranno lavorare come un filtro sul territorio per evitare accessi impropri negli ospedali gestendo in particolare i pazienti anziani e cronici con più patologie
La riforma della sanità territoriale con la configurazione delle nuove Case di Comunità non trova tutti entusiasti. Il Forum Terzo Settore ha espresso la sua delusione: “Il testo che esce dalla Conferenza Unificata viene ‘sbianchettato’, viene chirurgicamente tolto tutto ciò che fa riferimento all’integrazione socio-sanitaria. Ora le Case di Comunità sono state riconfigurate, assolvono in larga parte a funzioni di tipo sanitario», ha dichiarato il coordinatore del Forum, Dr. Speziale. La Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti da mesi denuncia però l’assenza di un progetto concreto da parte delle Regioni e l’assenza di una direttrice chiara da parte del Governo centrale.
La proposta
Dalle sue parole viene fuori anche un altro punto nodale dei piani di FdI: mettere in discussione il Pnrr senza dirlo in modo esplicito.
Critiche sono state espresse da Andrea Filippi, segretario nazionale Fp Cgil Medici: «Abbiamo contestato la riforma di Speranza per la mancanza di una visione di sistema che davvero potenziasse servizi multiprofessionali. Ora addirittura le proposte di Gemmato insistono sulla frammentazione degli studi privati e delle farmacie. Come dire: siccome non è stato previsto il personale, e noi di FdI non vogliamo metterci le risorse, arrangiamoci. Sembra una strategia per svuotare il Ssn lasciando campo libero alla privatizzazione». Dalla Lorenzin: “Attenzione a far saltare la riforma della medicina territoriale. Rischiamo il disastro”. Il presidente dell’Ordine dei Biologi, D’Anna: “Non bastano solo i medici e i farmacisti per farla funzionare”. Annamaria Parente (Iv): “Proposta di Gemmato non convince, il peso non può ricadere solo su medici base”
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