Ultimo attacco alla Bersani. FEDERFARMA: faremo pagare ai clienti le medicine. Palazzo Chigi: proposta inaccettabile – MILANO – In serata sulla guerra del farmaco è sceso in campo anche Palazzo Chigi: «È inaccettabile far pagare i costi ai cittadini». Dopo tassisti e banche questa volta all’attacco della Bersani, arrivata al terzo capitolo sulle liberalizzazioni, tornano i farmacisti che hanno annunciato con la Federfarma di voler far pagare senza la convenzione del servizio sanitario nazionale le medicine di fascia A (compresi i salvavita). Una linea talmente dura che ha spinto anche il ministro della Salute Livia Turco, che pure aveva promosso presso il suo dicastero un tavolo con i farmacisti per trovare un’alternativa alla stessa proposta Bersani, a prenderne ieri le distanze. Se la protesta fosse attuata concretamente, ha calcolato subito la Federanziani, per le famiglie italiane il costo sarebbe di 36 milioni di euro al giorno. Ma, in più, per il corposo programma di liberalizzazioni del governo, sarebbe un durissimo colpo dopo i depotenziamenti già subiti sui capitoli dei tassisti, della simmetria, poi smorzata, tra tassi attivi e passivi nei conti correnti e, infine, della portabilità dei mutui per ora al palo. Anche per questo il governo difficilmente sarà disposto a cedere visto che secondo l’Istat e la stessa presidenza del Consiglio i farmaci e la telefonia sono gli unici due settori in cui la riforma della concorrenza ha portato un risultato concreto nelle tasche delle famiglie italiane: per i medicinali da banco (per esempio Aspirina, Moment e Voltaren), liberalizzati con il primo step della Bersani che già aveva portato nel luglio del 2006 i farmacisti in piazza, la discesa dei prezzi è stata anche del 20-30%. In questo caso tutto ruota intorno all’articolo 2 della terza lenzuolata che riprenderà il suo percorso parlamentare dopo la pausa presa con la finanziaria. Dopo la nascita di 1.664 parafarmacie dall’entrata in vigore della prima legge, ora il ministro Pierluigi Bersani ha previsto la liberalizzazione anche per i farmaci di fascia C, cioè quelli che pur richiedendo una ricetta del medico non prevedono nessuna convenzione del sistema sanitario, come l’Aulin. Ed è proprio su questo punto che le farmacie ora hanno alzato le barricate scatenando la guerra del farmaco. «Quella della Federfarma è una protesta strumentale – dice Paolo Spolaore, segretario nazionale dell’Anpi, l’associazione che riunisce le parafarmacie e che lamenta anche di non essere stata invitata al tavolo della Turco – perché propongono in alternativa all’articolo 2 la nascita di oltre duemila esercizi nuovi: ma se così fosse verrebbe intaccato lo spirito della Bersani che è quello di aprire il settore alla concorrenza. Inoltre non è corretto dire che la loro è una battaglia per la salute visto che anche noi siamo farmacisti e non sono i muri a fare la differenza». La legge infatti prevede che nell’esercizio sia presente obbligatoriamente un farmacista. «Senza contare – conclude – che quando si parla di vendita dei farmaci nei supermercati si sta parlando di un fenomeno marginale visto che per 1.664 nuove parafarmacie, e stiamo parlando di circa 4 mila nuovi posti di lavoro senza contare l’indotto, solo un centinaio sono i banchi all’interno di ipermarket». Quello tra farmacie tradizionali (che hanno l’appoggio anche dell’Assofarma che riunisce gli esercizi comunali) e parafarmacie è un braccio di ferro che sta creando delle spaccature non solo nella maggioranza con la contrapposizione, almeno prima della protesta di ieri, tra la Turco e il collega Bersani, ma anche nelle fila dell’opposizione tra An e Lega. Massimo Sideri Corriere della Sera del 10/11/2007