Fascia C per Sovaldi e Harvoni. La risposta di Gilead ai nuovi criteri Aifa
Redazione Fedaiisf
“Rammarico per lo stop ai rimborsi di Sovaldi e Harvoni, ma dialoghiamo per un terzo farmaco”
La casa farmaceutica americana commenta la scelta di Melazzini di inserire in fascia C i due prodotti più usati contro l’Hcv: “Abbiamo avanzato molte proposte per trattare tutti i pazienti individuati nel piano. Ora trattiamo con l’agenzia e il ministero per un medicinale attivo su tutti i tipi di virus dell’infezione”
“Gilead è lieta di apprendere la notizia dei nuovi e più ampi criteri di identificazione dei pazienti eleggibili alle nuove cure contro l’epatite C, e in generale del piano lanciato dal ministero della Salute e dall’Aifa per l’eradicazione della malattia. Entrambe sono senza dubbio delle buone notizie per i pazienti italiani. Gilead è lieta altresì di apprendere che la strategia presentata da ministero e Agenzia italiana del farmaco prevede la cura di 240 mila pazienti in 3 anni. Per contro, l’azienda è rammaricata che nonostante l’impegno profuso proprio nel corso delle trattative per il rinnovo del contratto di Sovaldi e Harvoni, non sia stato sinora possibile giungere ad un accordo con l’Aifa sul rimborso dei due farmaci”. Così Gilead commenta in una nota la decisione dell’Agenzia guidata da Mario Melazzini di mettere in fascia C, quindi non rimborsabile, Sovaldi (sofosbuvir) e Harvoni (combinazione a dose fissa di sofosbuvir e ledipasvir), i due farmaci innovativi più usati finora per la cura dell’Hcv.
Come è noto, nel nuovo piano di eradicazione dell’epatite c, l’Aifa ha previsto nuovi criteri – undici – in base ai quali dare gratuitamente i trattamenti ai pazienti. La previsione è di curare circa 80 mila persone affette da epatite c all’anno per tre anni. Una platea più ampia rispetto ai circa 65 mila pazienti curati in base alla vecchia intesa stipulata con Gilead dall’allora direttore dell’Agenzia del farmaco, Luca Pani. E la strategia per spuntare prezzi più bassi è stata quella di mettere in concorrenza le aziende farmaceutiche tra di loro.
I rapporti con la casa farmaceutica americana però restano aperti perché l’Agenzia sta trattando con Gilead per un terzo medicinale che sta per essere immesso sul mercato. “Nel corso delle recenti negoziazioni, Gilead – si legge ancora nella nota della società – ha avanzato numerose proposte che avrebbero consentito di trattare tutti i pazienti individuati nel piano del ministero della Salute, in modo sostenibile per il Servizio sanitario nazionale e, soprattutto, avrebbero consentito ai medici di prescrivere soluzioni terapeutiche adeguate alla condizione clinica di ogni singolo paziente. In vista del comune obiettivo di eradicare l’epatite C in Italia, Gilead riafferma il proprio impegno nel collaborare con Aifa e con il ministero della Salute per raggiungere una soluzione positiva. Proprio in questo spirito, Gilead sta proseguendo il dialogo con l’Agenzia del farmaco per consentire l’accesso al nuovo regime di trattamento. Questo nuovo medicinale è il primo regime pangenotipico, in singola compressa giornaliera, attivo su tutti i tipi di virus dell’epatite C”.