Spesa farmaceutica, come (e perché) cambiare le regole. Parla il prof. Cicchetti
La proposta di emendamento introduce un principio di compensazione tra le risorse allocate per la spesa farmaceutica convenzionata e quelle per la diretta. “Così logico e razionale che, tecnicamente, sarebbe difficile trovare dei motivi per non farlo”, ha commentato Americo Cicchetti, direttore dell’Alta scuola di Economia e management dei sistemi sanitari (Altems)
COME FUNZIONANO I TETTI DI SPESA
La spesa farmaceutica a carico del SSN si articola nelle due componenti dedicate rispettivamente alla spesa farmaceutica convenzionata (territoriale) e alla spesa farmaceutica diretta (ospedaliera). Al finanziamento della spesa farmaceutica è destinata una quota del finanziamento complessivo ordinario del SSN, pari al 14,85% delle risorse del Fondo sanitario nazionale, di cui il 7,96% è destinato alla convenzionata mentre il 6,89% agli acquisti diretti. La normativa prevede, ad oggi, che in caso di sforamento di uno dei due tetti, l’avanzo debba essere colmato per una parte dalle Regioni, per la restante dalle aziende del comparto. Al contrario, nel caso in cui uno dei due rami abbia un’eccedenza, questa resta nelle mani delle Regioni, che possono destinarle a qualunque settore e non necessariamente al farmaceutico.
I TREND DEGLI ULTIMI ANNI
Da anni, ormai, la tendenza è sempre la stessa: si registra con costanza uno sforamento della spesa diretta, dunque della ospedaliera, e un avanzo delle risorse nella convenzionata. Come riportano i documenti ufficiali Aifa e in particolare il paper “Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale Gennaio-Ottobre 2019” pubblicato a febbraio, nei primi dieci mesi del 2019, la spesa per acquisti diretti ha sforato il tetto di 2,4 miliardi mentre la spesa per la convenzionata è di oltre 700 milioni al di sotto della soglia massima consentita.
CAMBIO DI SISTEMA
La ratio della proposta di Ferrari risiede proprio nel tentativo di mantenere all’interno del comparto risorse già destinategli. Tra l’altro, in questo modo non si va in alcun modo a richiedere nuove risorse poiché il tetto massimo complessivo, stabilito dalla legislazione vigente, resta lo stesso, in una mera ottica di compensazione e di ottimizzazione delle risorse. “Basterebbe che le risorse del farmaceutico restassero nel farmaceutico per una migliore governance” aveva riferito Massimo Scaccabarozzi a Formiche lo scorso luglio, all’indomani della sua conferma alla presidenza di Farmindustria. “In Italia abbiamo due tetti – aveva spiegato – uno per la convenzionata, e quindi territoriale, l’altro per la diretta, ovvero la spesa ospedaliera. Da anni, ormai, nella convenzionata restano fondi inutilizzati, mentre nella diretta i fondi non sono abbastanza e si sfora il tetto di quasi
AMERICO CICCHETTI (ALTEMS): “SOLUZIONE INDISPENSABILE”
“Si tratta di una cosa talmente logica e razionale che, tecnicamente, sarebbe difficile trovare dei motivi per non farlo”, ha commentato a Formiche Americo Cicchetti, direttore dell’Alta scuola di Economia e management dei sistemi sanitari (Altems). “Questa divisione tra spesa farmaceutica ospedaliera e territoriale è un qualcosa di completamente anacronistico perché tra l’altro ormai molti dei farmaci che vengono utilizzati fuori dall’ospedale, essendo dispensati dalle farmacie ospedaliere, di fatto si trasformano in ospedaliera pur essendo territoriale”, ha aggiunto. “Inoltre, ha ricadute negative sui cittadini. Il raggiungimento e lo sforamento costante del tetto, infatti, impone alle amministrazioni un taglio delle spese che finisce per ricadere sui malati”. “Non solo sono d’accordo, penso sia indispensabile. Anche perché, ricordiamo, non vengono chiesti altri fondi per la spesa farmaceutica, ma si chiede solo di poter utilizzare risorse che sono già state messe a bilancio”.