Nel corso del 2014 vi sono stati accordi di fusione tra le aziende e di acquisizioni, in gergo M&A, cioè Mergers and acquisitions, che hanno raggiunto la cifra totale di 200 miliardi di dollari, un vero e proprio record, ben oltre il doppio del volume medio annuo osservato negli ultimi dieci anni e in rialzo di oltre 100% sull’anno precedente.
Le società hanno utilizzato questa modalità finanziarie per soddisfare gli imperativi strategici di irrobustire la propria pipeline, focalizzarsi nei settori prioritari, fare economie di scala oppure semplicemente per crescere rapidamente di dimensioni. Una convergenza di forze ha alimentato i fuochi d’artificio, tra cui l’aumento delle valutazioni azionarie e tassi di interesse storicamente bassi.
Giunto alla sua terza edizione, l’indice misura la capacità delle aziende biofarmaceutiche di finanziare le operazioni di M & A in base alla forza dei loro bilanci e alla loro capitalizzazione di mercato.
La potenza di fuoco di un’azienda aumenta quando aumentano la sua capitalizzazione di mercato o le sue disponibilità liquide, oppure si riduce il suo debito. Nel 2014, abbiamo visto entrambe le forze in azione, rafforzando del 42% la potenza di fuoco delle società di farmaci specialistici e del 30% quello delle grandi biotech.
Un bell’esempio di focalizzazione è quanto ha fatto Merck & Co. con la vendita a Bayer per $14,2 miliardi delle sue attività consumer, chiusa nel mese di ottobre. Nel mese di dicembre, la stessa azienda, nota in Italia come MSD, ha annunciato l’acquisizione pe $9,5 miliardi dollari della società americana Cubist, specializzata in antibiotici per germi multiresistenti, una transazione che, secondo le stime del senior management di Merck, nel 2015 aggiungeranno 1 miliardo di dollari di fatturato.
Invece un bell’esempio di accordo di M&A fatto per realizzare maggiori economie di scala è quello offerto da Actavis. Nel 2013, la società Actavis ha emesso 8,5 miliardi di dollari in azioni per acquisire Warner Chilcott, portandosi a casa i ricavi dei suoi prodotti maturi e il suo domicilio irlandese, a fiscalità molto più ridotta di quella americana.
Meno di sei mesi dopo che affare chiuso, Actavis ha colpito di nuovo con un affare ancora più grande che ha consumato quasi la sua potenza di fuoco disponibile, pari a 25 miliardi di dollari, spesi per l’acquisizione di Forest Laboratories. Ma ancora una volta, il mercato ha risposto bene per le potenziali opportunità di crescita insite nella combinazione Actavis-Warner Chilcott-Forest, tanto che la valutazione della società combinata è raddoppiata dal momento della chiusura dell’affare, nel luglio 2014. Con l’acquisizione di Forest, non solo Actavis ha efficacemente rimpiazzato la sua potenza di fuoco, ma tre mesi dopo, si è trovata nella improbabile di fare il cosiddetto cavaliere bianco, salvando Allergan dalla temuta acquisizione di Valeant e catapultando Actavis nel regno delle grandi case farmaceutiche.
Tuttavia, la parte del leone degli accordi siglati nel 2014 l’hanno principalmente giocata le vendite e gli acquisti di divisioni operative, non di intere aziende. È importante sottolineare che le transazioni intra-pharma che si sono verificate sono stati ben accolte dal mercato. Pensiamo allo swap Gsk, Novartis e Lilly che si sono scambiate 4 divisioni delle rispettive aziende. Come risultato, impennata delle valutazioni azionarie.
Nel 2013, Big Pharma è stata in gran parte assente dall’attività di fusione e acquisizione, ma è tornata vigorosa scorso anno-deal fare con una spesa di circa 90 miliardi dollari; tuttavia, questo gruppo è stato superato dalla Società di specialità farmaceutiche, che nel 2014 hanno messo sul tavolo oltre 130 miliardi di dollari in transazioni M & A.
L’anno scorso, molte grandi aziende farmaceutiche hanno utilizzati M & A per creare imprese più focalizzate e colmare le persistenti lacune di crescita dei ricavi, che si prevede entro il 2017 siano di 100 miliardi dollari, mentre l’attività aggressiva della società farmaceutiche specializzate in prodotti specialistici ha permesso ad alcune aziende di ottenere le dimensioni necessarie e competere in un ambiente sempre più sfidante per quanto riguarda il prezzo dei farmaci.
“Vi è ora una carenza di obiettivi che può offrire un impatto significativo sulla mancanza di nuovi ricavi, quelli che nel rapporto vengono chiamati ‘growth gaps’, cioè divari di crescita. Inoltre, la concorrenza per questi accordi è aumentata da parte delle società di farmaci specialistici e per le grandi aziende biotech, che hanno aumentato la loro ‘potenza di fuoco’ ha aggiunto il manager americano.
La decisione di molte grandi aziende farmaceutiche che nel 2014 hanno ceduto le loro attività non-core e create le imprese più strategicamente mirate ha rafforzato la loro capacità di competere per obiettivi di acquisizione, ma per le grandi Big Pharma eliminare i divari di crescita rimane difficile per molte di queste imprese.
Secondo EY, gli elementi che potranno maggiormente influire sugli accordi di M & A nel corso 2015 e oltre sono i seguenti:
– la crescente aspettativa degli azionisti di forti rendimenti, stimolata dai risultati di molto società biotech e di specialità farmaceutiche, combinate con le proiezioni globali di crescita del mercato, si prevede possa mettere ulteriore pressione su molte grandi aziende farmaceutiche che già hanno da colmare dei gap di crescita., dovuti per lo più a scadenze brevettuali non compensate adeguatamente dei nuovi prodotti che vengono lanciati
– una maggiore concorrenza per le attività di sviluppo di alta qualità, a causa del forte potere d’acquisto di società farmaceutiche con farmaci specialistici e grandi biotech significa valutazioni elevate per le aziende oggetto dei possibili accordi che continuerà e si intensificherà anche nel 2015;
– dati gli elevati ‘premium prices’ premi previsti nel 2015per le attività attraenti, gli accordi di M & A ‘trasformazionali’ cioè gli acquisti di intere aziende di buone dimensioni saranno possibili solo per pochi eletti, visti i costi così elevati. Di conseguenza, le grandi aziende farmaceutiche possono continuare le potature del portafoglio prodotti, accoppiate a d acquisizioni mirate di prodotti o di linee di prodotto, per sviluppare o mantenere la massa critica nelle principali aree terapeutiche in cui sono impegnate;
– l’attivismo degli azionisti è in aumento in un momento in cui diverse aziende che nel 2013-14 hanno annunciato dismissioni hanno poi generato rendimenti superiori per gli investitori.
Il 2015 è partito bene con l’acquisizione di NPS Pharma da parte di Shire, pagata $5,2 miliardi. Chi sarà il prossimo obiettivo?