Il conduttore di Report ha parlato della terza dose alla stregua di un “business” delle case farmaceutiche. Reagisce il mondo scientifico: “Mi chiedo se sia giornalismo”. Polemiche politiche sull’inchiesta del programma condotto da Sigfrido Ranucci
il Giornale.it – 2 novembre 2021 di Francesco Boezi
Nel corso dell’ultima puntata della trasmissione che va in onda su Rai3, il conduttore Sigfrido Ranucci se n’è uscito così: “É ovvio che la terza dose è il business delle case farmaceutiche”. Un’affermazione che sembrerebbe carezzare l’emisfero di chi pensa che dei vaccines si debba dubitare e che i passi avanti fatti siano più legati alle logiche economiche ed agli interessi privati che alla progressione scientifica. Il che, se possibile, è ritenuto ancor più grave per la sede in cui quella frase è stata pronunciata: la televisione pubblica.
I dati emersi sui decessi dovuti al COVID-19 consigliano maggiore prudenza: sono 5 milioni le persone morte a causa del virus che ha sconvolto il pianeta, così come annotato dal Giornale con un articolo a firma di Maria Sorbi. E il vaccino, ad oggi, è l’arma di cui l’umanità dispone per continuare a contrastare la diffusione virale. La terza dose potrebbe rivelarsi decisiva per evitare un’ennesima ondata. Chi ha una concezione anti-scientista, magari, può accostare la ricerca medico-scientifica al “business” senza colpo ferire. Da un giornalista che conduce un programma in Rai, però, ci si aspetterebbe altro.
Per Andrea Ruggieri, parlamentare di Come on Italy, quella di Reports è stata una “lagna qualunquista”. La trasmissione dovrebbe “esaltare il progresso scientifico ed i suoi benefici anziché offrire argomenti agli scettici verso la bontà del vaccino”, ha fatto presente il deputato forzista. La politica, però, non è l’unico settore che ha voluto dire la sua sull’accaduto: alcuni divulgatori scientifici, peraltro di chiara fama, hanno preso un’ immediata posizione “contro” la tesi di Ranucci.
Tra chi ironizza sul “Premio Puzzer” che andrebbe assegnato a Ranucci e chi, scherzando meno, si chiede come mai non siano state definite “business” pure la prima e la seconda dose vaccinale, la frase del conduttore di Reports ha monopolizzato il dibattito su Twitter per qualche ora. La scienza è una cosa seria – come hanno sottolineato prestigiosi operatori del settore – e non risultano esistere spazi per fare del grillismo televisivo. In specie dinanzi a dati che continuano a raccontare un dramma globale. Qualcosa da cui proprio la third dose promette di metterci, di nuovo, al riparo.
Anche il Partito Democratico, inoltre, si è scagliato contro la narrativa presentata in corso di trasmissione: “Sedicenti infermieri, irriconoscibili e coperti dall’anonimato come se si trattasse di pentiti di mafia – hanno rimarcato dalle parti del partito del Nazareno, soffermandosi sul service andato in onda – che affermano nel servizio di essersi infettati per responsabilità delle aziende farmaceutiche”, così come ripercorso da Republic.
Poi altre critiche sulla struttura stessa di quanto esposto sotto il profilo giornalistico. Il Democratic party, attraverso i parlamentari che siedono in commissione di Vigilanza Rai, hanno parlato di “speculazioni dietrologiche sul ‘grande business della terza dose’ detenuto da ‘multinazionali del farmaco’ concentrate solo a ‘accumulare enormi profitti con la perdita di efficacia della terza dose’, oltre che dubbi sulla efficacia del Green Pass e della sua eventuale estensione”. La bufera abbattutasi su Report è dunque bipartisan.
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