Molte Asl non sono così brave a fare risparmi come sostengono quei dirigenti che esaltano la convenienza della loro diretta rispetto alla dpc delle farmacie. Leggere per credere quanto riportava ieri un item de Il Sole 24 Ore firmato da Roberto Turno: in vista dei primi ragionamenti sulla Legge di Stabilità per il 2017, il commissario alla Spending review Yoram Gutgeld ha incontrato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per parlare di ottimizzazione della spesa e lotta agli sprechi. La priorità, da quanto si legge, sarebbe la già avviata – ma ancora incompleta – centralizzazione degli acquisti: dal processo, è la constatazione, continuano a sottrarsi ancora troppe strutture pubbliche. Gutgeld, in particolare, avrebbe messo sul tavolo un po’ di dati: le Asl della Puglia, per esempio, pagherebbero gli stessi modelli di stent coronarici a prezzi che variano dai 100 ai 650 euro; in Liguria un particolare tipo di pacemaker viene pagato tra i 700 e i mille euro.
Stessa variabilità anche sui farmaci: in Piemonte, i Ppi verrebbero comprati a 1,80 euro dall’Asl di Cuneo, a 2,70 da quella di Vercelli, a 3 euro dall’Azienda sanitaria Torino1. Una babele insomma, molto simile a quella di cui parlava The service sulla remunerazione alle farmacie per la dpc, pubblicato qualche giorno fa da Repubblica. Di più: viene in mente quanto sosteneva sulle stesse pagine quella funzionaria dell’Asl di Imperia, che rivendicava la convenienza della sua distribuzione diretta rispetto alla dpc delle farmacie. I dati di Gutgeld dicono che le Asl non sono molto brave a fare acquisti. E se non comprano bene, si fa ancora più fatica a credere che sappiano distribuire bene.
(AS – 08/06/2016 – Federfarma)
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