Un position paper della Sige fa chiarezza sulle indicazioni d’impiego di questa classe di farmaci, il cui abuso sta determinando un aumento dei costi e un maggior numero di rischi per i pazienti
10 Agosto 2018 – Matilde Scuderi – Libero Quotidiano
Circa trent’anni fa – più precisamente nel 1989 – veniva introdotta nella pratica clinica la prima terapia basata sugli di inibitori della pompa protonica (Ipp), un gruppo di molecole in grado di ridurre l’acidità dei succhi gastrici per un periodo di tempo che va dalle 18 alle 24 ore. Da allora sono state sintetizzate numerose nuove molecole Ipp, che a loro volta hanno dato origine a moltissimi farmaci in grado migliorare nettamente l’approccio terapeutico a numerosi disturbi gastrici, tanto da ridimensionare il ruolo della chirurgia in molte patologie.
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Gli Ipp sono farmaci sicuri ed efficaci, tuttavia negli ultimi anni si stanno ponendo seri problemi riguardanti il loro impiego: ad oggi infatti è la classe di farmaci più usata al mondo, con consumi che aumentano annualmente a livello globale, e questo malgrado le precise indicazioni che dovrebbero limitarne l’uso a condizioni ben determinate. Una situazione paradossale, che
La Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva (Sige) ha deciso di far fronte a questa situazione nominando un panel di esperti che ha riesaminato la letteratura disponibile e ha quindi prodotto un position paper sull’utilizzo degli Ipp, al fine di ripristinare il corretto impiego di questa classe di farmaci nella pratica clinica quotidiana.
Nel documento emerge che la percentuale di prescrizioni inappropriate per gli Ipp arriva addirittura al 40 per cento dei casi. Dalle raccomandazioni del position paper appare chiaro dunque che i medici prescrittori debbano essere più attenti a muoversi nell’ambito delle indicazioni d’uso, in modo da mantenere inalterato il rapporto rischio/beneficio per i pazienti e per evitare un ulteriore aumento della spesa pubblica.