MILANO – Medicinali introvabili sugli scaffali delle farmacie. E non medicinali qualunque: si va da quello utilizzato per trattare il dolore neuropatico e il disturbo d’ansia generalizzata, ad alcuni antidepressivi, antiepilettici fino a medicinali fondamentali per la cura di malattie degenerative, come il morbo di Parkinson. La loro carenza costringe i farmacisti a penose quanto inutili "cacce al tesoro". E lo stesso vale per i malati, che poi ovviamente riversano la loro (giusta) ira sui professionisti. Un problema ben noto a tutti i livelli della sanità italiana, ma finora rimasto senza soluzioni. La situazione è diventata però insostenibile a tal punto da spingere questa mattina Federfarma Roma a presentare un esposto alla. Procura della Repubblica proprio per denunciare «le gravi carenze sul territorio», se non addirittura «l’irreperibilità per lunghi periodi (più di 20 giorni) di alcuni farmaci», in particolar modo quelli innovativi, ad elevato valore terapeutico, ad alto costo e senza un equivalente alternativo.
THE PHARMACIST'S LETTER – Lasciamo spiegare quanto sta accadendo a Paolo Borasi, titolare di una farmacia a Milano, che si è rivolto al Corriere della Sera: «Da un po’ di tempo assisto, umiliato come professionista, a questo grave fenomeno: farmaci anche essenziali che sono assenti ("la ditta non consegna") o "contingentati", cioè ne consegnano un pezzo ogni tanto. Così farmaci antitrombotici o antiparkinsoniani, "salvavita" e così via non possono aiutare i pazienti, che affrontano un vero calvario per reperire quanto prescritto. Indagando, salta fuori la verità: i farmaci suddetti, dal momento che all’estero costano molto di più, vengono dalle ditte, dai grossisti o da farmacisti stessi, "accaparrati", ceduti al miglior acquirente. La politica dei prezzi in Italia è sbagliata (una scatola di un cortisonico costa meno di un caffè, per esempio), ma uno scandalo del genere sulla pelle della gente non va passato sotto silenzio. Oltretutto pare che alle grandi catene di farmacie questi farmaci arrivino con una certa regolarità. E allora la capillarità? Le piccole farmacie devono farsi un autodafè?».
PARALLEL EXPORT – Il nodo della questione sembra avere un nome preciso dunque: parallel trade, commercio parallelo o, in linguaggio tecnico, arbitraggio. «ll vantaggio per chi opera nel mercato parallelo – spiega il presidente di Federfarma Roma, Franco Caprino – è solamente economico e dettato dalla plusvalenza, visto che l’esportazione avverrà solo per quei farmaci che