ROME. Fee «sulla negligenza» per chi prenota una visita e poi non si presenta in ambulatorio. Ticket, da concordare con le Regioni, per il ricovero di pazienti con reddito elevato e per le prestazioni non d’urgenza richieste al pronto soccorso. Ma anche lotta agli sprechi, inclusi i fondi stanziati e mai spesi dalla burocrazia sanitaria. Il ministro della Salute Livia Turco anticipa le misure approntate tra l’incudine della Finanziaria che minaccia tagli al servizio pubblico e il martello dei mass media che denunciano sprechi scandalosi negli ospedali.
Ministro, sanità uguale voragine di soldi dei contribuenti?
«Come si fa a negare i soldi mal spesi, le cattedrali nel deserto. Appena ho messo piede al ministero ho scoperto soldi stanziati e non spesi per ammodernare la rete ospedaliera. È vergognoso che la pubblica amministrazione debba ancora imparare che il fattore tempo in politica è decisivo. Lo spreco più intollerabile sono gli stanziamenti inutilizzati per radioterapia, ospizi per pazienti terminali, cure “intramoenia”, strumenti diagnostici. Corriamo ai ripari con una nuova norma che consentirà gli investimenti in sanità per aggiornare tecnologie e strutture, soprattutto nel Mezzogiorno. Sto ultimando col ministro Pierluigi Bersani un accordo per ottenere i fondi strutturali da destinare a grandi investimenti sanitari. La sanità deve diventare fattore di sviluppo e non solo misura di equità»
Intanto ricette e ricoveri facili costano ogni anno allo Stato dieci miliardi di troppo…
«Senta, mi sono data la missione di rovesciare lo stereotipo qualunquista e di parlare di buona sanità. Non se ne può più del tam tam su malasanità e sprechi. Come ministro sento il dovere etico di promuovere una campagna che metta in risalto la tanta buona sanità che c’è in Italia, altrimenti si dice il falso, si crea sfiducia nei cittadini e si viene meno alla promozione del diritto alla salute. Ci sono ottimi professionisti nei nostri ospedali e l’Organizzazione mondiale della sanità certifica che il sistema italiano è uno dei migliori. Certo, è difforme (un conto sono la Toscana e l’Emilia, un altro purtroppo il Mezzogiorno) e perdurano gravi sprechi».
“Bisogna che gli scandali vengano alla luce”, dice il Vangelo…
«Ma, guardi, che porre l’accento sulla malasanità è strumentale, viene fatto in modo interessato per provocare la fuga dei pazienti verso le strutture private. Minare la fiducia del rapporto tra cittadino e sistema pubblico serve solo ad arricchire gli imprenditori sanitari. Conosco ogni giorno medici straordinari che chiedono di essere valorizzati nella loro professionalità, di essere coinvolti, di contare di più e che non ti parlano di soldi. Poi esistono anche i fannulloni che pensano a scappare subito dall’ospedale pubblico per andare in clinica. Grazie a Dio, però, malgrado il governo Berlusconi abbia sciaguratamente tolto l’esclusività di rapporto, il 95% dei medici ha scelto le strutture pubbliche».
Ora il braccio di ferro è sul fondo sanitario nazionale: il ministro Padoa-Schioppa propone 95 miliardi di euro, lei ne chiede 96, le Regioni 98. Come finirà?
«Come si vede le distanze non sono enormi, quindi troveremo un accordo. Garantisco che non ci saranno tagli, bensì un adeguamento di risorse per la sanità pubblica e la dis