Gli studi infatti rimarranno aperti dalle 8 alle 24. Nelle ore notturne entrerà in campo il 118, che prenderà in carico le urgenze e rinvierà al medico di famiglia, al mattino, i casi che possono aspettare.
Addio file per pagare ticket e prenotare visite: si farà tutto nello studio medico di famiglia, a seconda degli accordi regionali.
Sono queste le principali novità contenute nell’atto di indirizzo per il rinnovo della convenzione di medicina generale, approvato dal Comitato di settore sanità delle Regioni per poi essere trasmesso alla Sisac che, presumibilmente, potrebbe riavviare le trattative già da maggio.
Secondo Giacomo Milillo, segretario del sindacato dei medici di medicina generale Fimmg, si tratta di una “staffetta che consente di avere più medici disponibili nell’arco della giornata, andando a coprire anche fasce orarie come quelle delle 8 alle 10 del mattino o del primo pomeriggio, dalle 14 alle 16, oggi meno coperte. E che generano così intasamenti nei pronto soccorsi a discapito di chi ha una vera emergenza”.
Terminato il turno del proprio medico di fiducia, ce ne sarà comunque un altro a disposizione, collegato a un data base che consentirà in qualsiasi momento di avere sottomano il profilo sanitario dell’assistito. “Nelle grandi città – spiega Milillo – basterà rivolgersi allo stesso studio al quale si è abituati ad andare in visita, nei piccoli centri più probabilmente, finito il turno del medico di propria scelta, ci si dovrà spostare nel vicino studio del medico che gli subentra“.
Le Aft, di cui fanno parte medici di famiglia, ex guardie mediche, pediatri e specialisti ambulatoriali avranno un bacino di utenza non superiore ai 20 mila abitanti. I servizi di pediatria saranno invece garantiti dalle 8 alle 20 per cinque giorni la settimana.
Il nuovo modello di assistenza di base dovrebbe inoltre favorire la nascita di nuovi maxi-ambulatori, con presenza di più medici di famiglia dove è possibile fare prime analisi cliniche, accertamenti diagnostici meno complessi e piccola chirurgia ambulatoriale e altri centri con specialisti ed infermieri. Anche se sotto sigle diverse (come Case della salute in Emilia e Toscana o Ucp nel Lazio) oggi lungo lo Stivale si contano già otre 800 di queste strutture, “che dovrebbero ora diffondersi in tutto il territorio nazionale grazie alla nuova convenzione, sempre che arrivino poi le autorizzazioni regionali”, precisa ancora Milillo.
intelligonews.it – 14 aprile 2016, Americo Mascarucci
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