Le riviste mediche al servizio dell’industria farmaceutica?
Richard Smith, ex direttore di BMJ, una delle più importanti riviste farmaceutiche, denuncia in un impietoso articolo la pratica, diffusissima, di pubblicare sulle riviste più prestigiose studi che favoriscono le vendite delle multinazionali del farmaco.
Le industrie farmaceutiche sono tra le più prolifiche macchine per far soldi esistenti al mondo. Ciò non stupisce, perché producono medicine, cioè quel tipo di prodotti di cui anche le persone più sane, prima o poi, devono diventare consumatrici, magari solo occasionali.
Intorno ai farmaci ruotano interessi da capogiro. Non solo le multinazionali attive nel settore hanno bilanci da far invidia a piccole nazioni, ma tutto ciò che si muove intorno ai loro prodotti finisce con il muovere masse più o meno ingenti di danaro. E dove c’è molto danaro, c’è inevitabilmente la corruzione e l’interesse personale prende il posto dell’interesse pubblico. Chi non ricorda, ancora oggi, il divano pieno di soldi, i quadri d’autore e i lingotti d’oro di DUILIO POGGIOLINI, Direttore generale del Dipartimento farmaceutico del Ministero della sanità all’epoca di Tangentopoli? O l’ex ministro della sanità DE LORENZO, uno dei pochi ad aver pagato di persona il prezzo della corruzione?
L’industria del farmaco ha continuamente bisogno di piazzare i propri prodotti e per farlo deve innanzitutto convincere la piazza che le sue medicine sono buone, anzi che sono le migliori. Una delle strade più battute per ottenere tale risultato consiste nell’ottenere la pubblicazione sulle riviste più autorevoli del settore medico di studi scientifici, spesso sponsorizzati dalle stesse case farmaceutiche produttrici, che dimostrano – “scientificamente” appunto – la bontà dei prodotti che mettono in commercio.
L’articolo di RICHARD SMITH, che traduco qui di seguito, è una netta denuncia dei subdoli sistemi usati dalle case farmaceutiche, per ottenere la pubblicazione su autorevoli riviste di studi favorevoli alla vendita dei propri prodotti.
Richard Smith, ex direttore di BMJ, una delle più importanti riviste farmaceutiche, denuncia in un impietoso articolo la pratica, diffusissima, di pubblicare sulle riviste più prestigiose studi che favoriscono le vendite delle multinazionali del farmaco.
Le industrie farmaceutiche sono tra le più prolifiche macchine per far soldi esistenti al mondo. Ciò non stupisce, perché producono medicine, cioè quel tipo di prodotti di cui anche le persone più sane, prima o poi, devono diventare consumatrici, magari solo occasionali.
Intorno ai farmaci ruotano interessi da capogiro. Non solo le multinazionali attive nel settore hanno bilanci da far invidia a piccole nazioni, ma tutto ciò che si muove intorno ai loro prodotti finisce con il muovere masse più o meno ingenti di danaro. E dove c’è molto danaro, c’è inevitabilmente la corruzione e l’interesse personale prende il posto dell’interesse pubblico. Chi non ricorda, ancora oggi, il divano pieno di soldi, i quadri d’autore e i lingotti d’oro di DUILIO POGGIOLINI, Direttore generale del Dipartimento farmaceutico del Ministero della sanità all’epoca di Tangentopoli? O l’ex ministro della sanità DE LORENZO, uno dei pochi ad aver pagato di persona il prezzo della corruzione?
L’industria del farmaco ha continuamente bisogno di piazzare i propri prodotti e per farlo deve innanzitutto convincere la piazza che le sue medicine sono buone, anzi che sono le migliori. Una delle strade più battute per ottenere tale risultato consiste nell’ottenere la pubblicazione sulle riviste più autorevoli del settore medico di studi scientifici, spesso sponsorizzati dalle stesse case farmaceutiche produttrici, che dimostrano – “scientificamente” appunto – la bontà dei prodotti che mettono in commercio.
L’articolo di RICHARD SMITH, che traduco qui di seguito, è una netta denuncia dei subdoli sistemi usati dalle case farmaceutiche, per ottenere la pubblicazione su autorevoli riviste di studi favorevoli alla vendita dei propri prodotti.
Article by Michele Diodati
From the www. pesanervi.diodati.org