The Swiss people rejected the initiative calling for a ban on all experiments on animals and humans by a large majority. The proposal was rejected in all cantons.
This is the sharpest pushback in the history of animal testing votes. Similar initiatives had already been rejected in three previous votes (in 1985, 1992 and 1993) and always with a large majority (70%, 56% and 72%). The Swiss men and women did not harbor any doubts this time either.
I sondaggi avevano già ampiamente previsto il “no” popolare per il testo, lanciato da un gruppo di cittadini e cittadine di San Gallo e sostenuto solo da alcune organizzazioni animaliste e da medici alternativi.
The initiative proposed to ban not only experiments on animals but, by analogy, also those on humans and the importation of products obtained from such experiments. For these reasons it was considered too extreme by both the Government and Parliament. In the parliamentary vote, in fact, all political parties had rejected the proposal.
“La situazione degli animali è pessima, sia nella ricerca che nell’industria alimentare”
Il co-presidente del comitato promotore, Renato Werndli, è deluso dal chiaro “no” popolare. “È un peccato, la Svizzera avrebbe potuto essere il primo Paese a vietare la sperimentazione animale”, ha detto ai microfoni della radio romanda RTS.
Secondo Werndli, la situazione degli animali è pessima, sia nella ricerca che nell’industria alimentare. Il promotore dell’iniziativa ritiene che ci sia una “dissonanza” nella popolazione tra la consapevolezza delle ingiustizie fatte agli animali e il risultato del voto. “Abbiamo cercato di argomentare scientificamente, ma non ce l’hanno permesso”. Per Werndli, la gente cerca scuse per chiudere gli occhi.
L’iniziativa ha avuto il pregio di far pressione sul Consiglio federale, afferma Werndli. All’inizio del 2021 è infatti stato lanciato il Programma nazionale di ricerca “Advancing 3Rs – Animali, Ricerca e Società” (NRP 79) per ridurre il numero di esperimenti sugli animali. Werndli intende comunque continuare ad impegnarsi per il benessere degli animali e tornare alla carica sul tema tra qualche anno. “Ci incontriamo già domani per pianificare la prossima iniziativa”, ha detto. Questo è un mezzo unico per far passare “il nostro messaggio”.
Un’iniziativa troppo estrema
L’iniziativa era troppo estrema, secondo la consigliera nazionale Léonore Porchet (Verdi/VD), membro del
“Il popolo ha compreso quale potevano essere le conseguenze di un ‘sì’ all’iniziativa sul divieto della sperimentazione animale per la ricerca e la salute”, ha aggiunto la consigliera nazionale Simone de Montmollin (PLR/GE), anch’essa parte del comitato contrario al testo. La ginevrina ha sottolineato che la legislazione svizzera in questo settore è molto esigente e in evoluzione.
“Il risultato è più netto del previsto. Il popolo ha capito che un divieto metterebbe in pericolo la salute degli animali e degli uomini”, ha detto Andrea Gmür, membro del Consiglio degli Stati (Centro /LU). La pandemia di Covid-19 può aver contribuito al risultato: le persone si sono rese conto che se l’iniziativa fosse entrata in vigore non avrebbero avuto accesso ai vaccini, ha aggiunto il consigliere nazionale Martin Haab (UDC/ZH).
Il divieto avrebbe escluso la popolazione svizzera dal progresso medico, afferma l’associazione di categoria Science industries. Gli esperimenti sugli esseri umani e sugli animali sono fondamentali per lo sviluppo di farmaci e vaccini. Se l’iniziativa fosse stata adottata, le aziende farmaceutiche avrebbero trasferito la loro ricerca all’estero, dove si applicano leggi meno severe sulla protezione degli animali, aggiungono i Verdi Liberali.