Secondo il 72% di medici e sanitari è in atto una riduzione della qualità dei servizi, il 65,3% rileva un forte aumento dei tempi di attesa e il 61,7% indica un marcato aumento dei rischi per la sicurezza.
Sabato, 29 Novembre 2014 – Farmacista33
In base al sondaggio, condotto su 1438 attori della salute, tra cui infermieri, ortopedici, farmacisti ospedalieri e medici di pronto soccorso, l’81% degli intervistati conferma che i tagli di questi anni hanno impattato molto sul proprio operato. In particolare, il 62% vede ricadute sulla mancanza di personale per la pratica clinica, il 53% segnala vincoli per l’assunzione di scelte strategiche, il 45% evidenzia limitazioni nella scelta della terapia più appropriata. Il 70,5% denuncia un impatto negativo anche nel campo della diagnostica, in termini di appropriatezza, approvvigionamento e qualità del dispositivo medico.
È l’infermiere la figura più colpita, seguita da chirurgo e medico di laboratorio. Ricadute negative sono denunciate anche dai cittadini: il 45,3% delle segnalazioni giunte al Tribunale per i diritti del malato nel 2013, riguarda eccessivi tempi di attesa e rinvii di attività programmate a causa di mancanza di protesi, by pass, fili per suture, farmaci (30,8%), ma anche macchinari rotti (26,9%), personale insufficiente (23,1%) e sale operatorie indisponibili (19,2%).
«La revisione della spesa e le manovre finanziarie – commenta Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato – se da una parte hanno contribuito a rimettere in ordine i conti del Servizio Sanitario Nazionale, dal punto di vista dell’assistenza, non hanno garantito l’invarianza di servizi ai cittadini. Si è deciso di far quadrare i conti sacrificando qualità, sicurezza e accessibilità alle cure».
Marco Malagutti