Quella moda delle multinazionali di comprare all’estero per cambiare sede fiscale

Tentativo di Pfizer di acquistare la rivale britannica AstraZeneca. E poi nei mesi scorsi Medtronic (specializzata in tecnologica medicale) ha acquisito per 42,9 miliardi di dollari l’irlandese Covidien e la farmaceutica AbbVie ha acquistato la britannica Shire per 54 miliardi.

23 luglio 2014 – Il Sole24ORE

Negli Stati Uniti scoppia la polemica sulle “inversioni fiscali”, operazioni di fusioni e acquisizione che portano poi al successivo spostamento di residenza fiscale all’estero. Molte aziende statunitensi, recentemente, starebbero attuando questa pratica con un numero destinato a salire nei prossimi mesi.

A lanciare l’allarme – come riporta il Financial Times – è Ron Wyden, presidente del comitato Finanza del Senato che ieri ha detto: «Il virus delle inversioni si sta moltiplicando negli ultimi giorni».

Ad alzare i riflettori sul fenomeno alcune recenti operazioni come il tentativo di Pfizer di acquistare la rivale britannica AstraZeneca con un rialzo dell’offerta fino a 117 miliardi di dollari. Mentre la catena di drogherie statunitense Wallgreens potrebbe utilizzare l’operazione con la svizzera Alliance Boots GmbH (manovra da circa 7 miliardi di dollari) per spostare il “domicilio fiscale”. E poi nei mesi scorsi Medtronic (specializzata in tecnologica medicale) ha acquisito per 42,9 miliardi di dollari l’irlandese Covidien e la farmaceutica AbbVie ha acquistato la britannica Shire per 54 miliardi.

Il senatore americano lamenta anche il fatto che il fenomeno riduce la base imponibile nel Paese d’origine e rischia di avere anche ricadute sull’occupazione ed è spalleggiato dalle banche di investimento che starebbero incentivando queste operazioni di fusioni tra multinazionali. «Con le banche di investimento che alimentano le operazioni potremmo avere più di 25 “inversioni” nell’anno in corso».

 

 

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