Incentivi pubblici ai medici che prescrivono farmaci meno cari? Per l’Ordine di Milano la risposta è no, grazie. Continua a far discutere la sentenza della Corte di giustizia europea che alcuni giorni fa aveva dichiarato legittimi i "bonus" istituiti dalle autorità sanitarie di alcuni stati membri per incoraggiare la prescrizione dei farmaci più economici. E se per Assogenerici l’Italia dovrebbe prendere subito esempio, per l’Ordine dei medici di Milano occorre procedere con i piedi di piombo. La posizione non è nuova: per due volte nel recente passato l’associazione professionale aveva detto no ad altrettante bozze di accordi regionali nelle quali si proponevano incentivi per il contenimento della spesa. «In termini calcistici» commenta il vicepresidente, Roberto Carlo Rossi «quella dell’Europa è un’entrata a gamba tesa, che rischia di tramutarsi per i medici in una sconfitta deontologica. A nostro giudizio la questione non cambia: gli incentivi pubblici si configurano come una sorta di comparaggio di Stato. Così la pensavamo quando bocciammo le proposte della Regione e così continuiamo a pensarla». Più articolato il giudizio del presidente della Fnomceo, Amedeo Bianco. «Per i medici al centro di ogni atto professionale rimane il paziente e il suo interesse supremo» spiega «tutte le altre considerazioni vengono in seconda battuta. Questo significa che soltanto a parità di beneficio e appropriatezza diventa legittimo valutare le scelte in base ai vantaggi che potrebbero essere conseguiti in termini di risparmio, a patto che per risparmio si intenda ovviamente il recupero di risorse da riutilizzare nel sistema».