«Sulla falsariga di quanto avvenuto per l’omeopatia, dove la presa di coscienza è frutto di un percorso avviato dal 2002 e prima, propongo da tempo che nel curriculum dei medici del corso di formazione in medicina generale sia inserita la conoscenza di questo settore, e che elementi informativi in materia siano introdotti anche al quinto o sesto anno del corso di studi a medicina, ma le università fin qui non hanno dato seguito alla richiesta», afferma Chiriacò. Che raggiungiamo all’indomani della presentazione della Progetto Salute Coop: una campagna volta a promuovere due linee di latti e alimenti per bambini e altre due di yogurt presso medici di famiglia, pediatri, nutrizionisti, gastroenterologi e persino ginecologi. Per far meglio conoscere ai medici rimedi alimentari contro il colesterolo o la stitichezza, o alimenti a prova d’intolleranza sul banco del supermercato, la società di consulenza Sprim prevede di attivare 900 mila contatti complessivi.
Chiriacò però rimarca l’assenza di linee di indirizzo per la professione su come comportarsi nel consigliare questi prodotti, a differenza che nel campo delle medicine non convenzionali. «Se nel caso dei prodotti omeopatici si parla di farmaci su cui ora in Italia esiste una normativa ministeriale, e presto uscirà una linea d’indirizzo Fnomceo, per la “nutraceutica” siamo meno preparati e, in attesa che i rinnovati vertici ordinistici si occupino del tema emergente, sottolineo come sarebbe importante far conoscere ai medici del territorio la problematica, in vista del ruolo crescente che alimentazione e stili di vita sani rivestiranno nella prevenzione».
Mauro Miserendino – Sabato, 24 Gennaio 2015 – Doctor33