I medici che non ricevono le visite degli informatori scientifici del farmaco (Isf) rispondono molto più lentamente agli sviluppi del settore, come il lancio di nuovi prodotti, ma anche l’apposizione di particolari avvertenze come le ‘black box’, e le evidenze che arrivano dai trial clinici.
E’ quanto emerge da uno studio sponsorizzato da AstraZeneca e portato avanti da Zs Associates, che si è guadagnato le pagine del ‘Journal of Clinical Hypertension’ con il titolo: ‘Può l’accesso limitato all’informazione scientifica influenzare le decisioni prescrittive dei medici? Uno studio sugli eventi recenti relativi ai farmaci per diabete e colesterolo. Utilizzando l’AccessMonitor report di Zs Associates, che registra la frequenza delle visite degli Isf a oltre 300 mila camici bianchi americani, gli autori hanno analizzato le abitudini prescrittive in tre eventi: il lancio, a ottobre 2006, di un nuovo prodotto antidiabete; l’apposizione di un’etichetta nera sulle confezioni di un altro antidiabete, ad agosto 2007; infine, la pubblicazione di dati scoraggianti a gennaio 2008 su un medicinale contro il colesterolo alto. Ebbene, i medici che ricevono meno visite da parte degli informatori sono stati 4,6 volte più lenti a introdurre il nuovo antidiabete nelle loro ricette rispetto a chi ha incontrato gli Isf un numero medio di volte, calcolano gli esperti. Gli stessi hanno impiegato un tempo quattro volte superiore a ridurre l’uso del medicinale rischioso e hanno mostrato una risposta significativamente minore ai dati sull’anticolesterolo.
"Le politiche che promuovono limiti di accesso all’informazione da parte dei medici – commenta George Chressanthis, ex dirigente AstraZeneca e ora direttore del Center for Healthcare Research and Management della Fox School of Business della Temple University – sono in contrasto con la tutela della salute dei pazienti".
I medici di famiglia, in particolare, fanno molto più affidamento agli Isf rispetto agli specialisti, "perché – spiega Pratap Khedkar di Zs Associates – questi ultimi si concentrano in un campo ristretto e possono essere sempre aggiornati con altri mezzi, tra cui conferenze, forum online, podcast e riviste accademiche. Così, gli aggiornamenti che ricevono dagli Isf hanno un minore impatto sulla loro capacità di prescrizione".
24 maggio 2012 – PharmaKronos