Il ministro, pensato nei primi anni 2000 quando c’era rischio default
“Dobbiamo ripensare il sistema di programma- zione della spesa sanitaria che ci portiamo avanti dai primi anni 2000, quando il Servizio sanitario italiano rischiava il default e fu disegnato un sistema a silos, con la spesa divisa fra farmaci, devi- ce, personale e tetti di spesa per alcuni tratti squalificanti. A distanza di 15
A parlarne il ministro della Salute, Roberto Speranza, a Roma alla presentazione del volume ‘Il Ssn guarda al futuro – Verso nuovi e più evoluti schemi di governance’ (edizione Egea), scritto dal DG programmazione sanitaria del ministero della Salute, Andrea Urbani. “Dobbiamo ripensare questo modello – ha spiegato – che ha provocato un’illusione di risparmio, che invece non è avvenuto. Si abbassa la spesa per il personale? Ma poi si alza inevitabilmente quella per beni e servizi.
Se non si spende in prevenzione, anche in questo caso si ha una illusione di risparmio, perché si va poi a influire ad esempio sulle pensioni di invalidità. La grande sfida che abbiamo davanti è dunque focalizzarci sulla revisione complessiva della spesa. Nel 2020 dobbiamo andare avanti con il dialogo”.
Barbara DiChiara
Nuovo modello allo studio, ne parla Andrea Urbani nel libro ‘Il Ssn guarda al futuro’
Dg programmazione ministero, ‘considerare costo totale malattia’
C’è la necessità di “sviluppare una visione complessiva del costo di ciascuna patologia per l’impatto che ha non solo sul fondo sanitario, ma sul bilancio pubblico nel complesso, per programmare manovre di sanità pubblica in un orizzonte temporale di medio-lungo termine”.
“Ma non dobbiamo illuderci” avverte il dg, perché “non sarà così per sempre” se non si cambia passo. Per assicurare una sostenibilità economica duratura della sanità italiana senza tradirne i principi fondanti, sottolinea Urbani, “si rende necessario un ripensamento in chiave moderna della governance del Ssn” che deve tradursi con il passaggio da una logica verticale incentrata sui silos rispetto agli ambiti di assistenza (ospedaliera, farmaceutica, ambulatoriale) e sui tetti di spesa (per farmaci, dispositivi medici, personale), a un approccio orizzontale basato sulla valutazione dell’impatto economico complessivo della patologia. In questa diversa prospettiva, per esempio, una nuova tecnologia più costosa in sé ma in grado di produrre risparmi in ricoveri e farmaci per il paziente va considerata un investimento e non un costo”. Oggi occorre pertanto un cambiamento di strategia.
“Le politiche sanitarie dovranno sempre più essere ispirate dalle evidenze scientifiche in grado di dirci cosa produce di più in termini di salute tra diverse ipotesi di allocazione delle risorse pubbliche” scrive Urbani. Infatti una gestione “che nel lungo periodo operi su logiche emergenziali anziché di investimento metterebbe a rischio la tutela della salute dei cittadini garantita dalla nostra Costituzione e avrebbe ricadute negative sull’intero sistema economico- produttivo”.
L’assegnazione di budget per silos (per esempio, tetti di spesa per la farmaceutica e per i dispositivi medici) e l’applicazione di tagli lineari su singoli fattori (blocco del turnover del personale o tetto all’acquisto di prestazioni da privato) ha effettivamente favorito in passato il contenimento immediato della spesa pubblica.
Barbara DiChiara
PharmaKronos – 14 gennaio 2020
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