“Ci auguriamo che non ci siano misure penalizzanti per un settore che sta dando tanto in termini di produzione, trainata soprattutto dall’export, e di occupazione”. Questo l’auspicio che Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria (in the picture), ha espresso in un’intervista pubblicata ieri da Sanità24.
Roma, 27 settembre2018 – Rif Day
Affermazione, quest’ultima, che Scaccabarozzi commenta con perplessità: “Non capisco dove si possano trovare dei risparmi. Se si tratta di puntare a un maggior uso dei generici, allora i risparmi non arriveranno, mi dispiace” dichiara il presidente delle aziende del farmaco a Healthcare24. “Perché nella territoriale il 90 per cento dei farmaci è ormai a brevetto scaduto. Che siano generici o fuori brevetto branded non cambia perché lo Stato paga comunque il prezzo più basso. Che cosa vogliamo di più? Il farmacista è obbligato a dare il generico, il medico deve prescrivere il principio attivo, siamo al 90%…non vedo dove si possa fare un risparmio”
“Forse gli sprechi vanno cercati altrove” conclude sul punto il presidente di Farminfdustria. “Se poi vogliamo togliere la rimborsabilità ad alcune terapie, vuol dire spostare la spesa sui cittadini”.
Riguardo alla nuova governance farmaceutica, Scaccabarozzi confida che il risultato del tavolo aperto dal governo venga condiviso con l’industria, e ciò “per trovare una nuova governance che renda il sistema più sostenibile ma che renda più sostenibile anche la vita delle imprese. Perché di queste imprese il Paese ha bisogno”.
Entrando nel dettaglio di alcune ipotesi che circolano riguardo ai lavori del tavolo sulla governance (in particolare quella di rendere strutturali alcuni meccanismi di determinazione del prezzo degli innovativi, come prezzo volume, pagamento per risultato e altre forme di condivisione del rischio), Scaccabarozzi osserva che si tratta di “misure già applicate da tempo e inventate in Italia. “Il vero prezzo del farmaco ormai non è quello che si dice. Va calcolato dopo aver sottratto tutti i payback e gli sconti” afferma il presidente di Farmindustria. “I contratti durano solo un anno, al massimo due, e poi si torna in Aifa. Il 35% di tutti gli accordi negoziali basati sul risultato li fa l’Italia. Al secondo posto ci sono gli Stati Uniti con il 25%. Germania, Francia, spagna arrivano al 5 per cento”.
“Quindi noi siamo già molto avanti, il nostro vero problema è il sotto-finanziamento della spesa ospedaliera” conclude Scaccabarozi. “Prima dell’arrivo dei farmaci anti epatite C spendevamo un miliardo per trattare i pazienti. Ne abbiamo guariti 150mila. Questo è un numero che tutti dimenticano. Questa è la bellezza del nostro settore. Io credo sia giusto aiutare i malati ma anche un’industria che queste innovazioni le finanzia”.
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