In our country there have been 560,000 fractures from osteoporosis (about 100,000 of the femur) with a cost for the national health system of 9.4 billion euros. But this annual expenditure is projected to increase by nearly 26% (to €11.9 billion) by 2030.
L’onere associato alle fratture da fragilità in Italia supera quello associato alla broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) e all’ictus ischemico e, confrontando i costi associati alle fratture e il costo totale della sanità, in Italia si registra la percentuale più alta di spesa destinata a questo problema rispetto agli altri cinque paesi inclusi nel report internazionale che pone a confronto la situazione italiana con quella di altri cinque paesi (Francia, Spagna, UK, Svezia, Germania).
I risultati degli studi dimostrano che, nonostante la disponibilità di efficaci terapie preventive e approcci di gestione per le fratture da fragilità, solo il 20% dei pazienti viene trattato farmacologicamente. “Ogni frattura aumenta di cinque volte il rischio di incorrere in una nuova frattura”, precisa la Prof. Maria Luisa Brandi, presidente Fondazione FIRMO.
Cosa accade di preciso? L’autorizzazione per prescrivere questi farmaci appartiene solo a pochi centri autorizzati, mentre il medico di medicina generale si trova limitato nella scelta: o prescrivere farmaci generici o prescrivere la tanto dibattuta vitamina D. “Per questo motivo – osserva Brandi – in Italia le prescrizioni di vitamina D sono tante, al contrario di quelle dei farmaci post-frattura”.
Nonostante, quindi, l’esistenza dei farmaci e le disposizioni dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) di trattare determinati pazienti con questa terapia, in Italia non si fa. “Forse, un ruolo in tutta questa storia è da attribuire allo scandalo calcitonina all’inizio degli anni ‘90, quando in Italia per l’osteoporosi si prescriveva questo farmaco che non funzionava. Sicuramente – racconta Brandi – è stato un episodio che ha marcato in senso negativo quest’area della medicina, ma la situazione potrebbe essere sbloccata con l’emanazione di linee guida che abbiano valore legale e che consentano a tutti di accedere alle terapie”. (Estratto da Fractures and osteoporosis, the alarm of the experts)
Online i Report regionali sul consumo dei farmaci in Italia
L’Agenzia Italiana del Farmaco ha elaborato e reso disponibili per la prima volta dei Report regionali sul consumo dei farmaci nell’anno 2017. Obiettivo principale dei rapporti è fornire ai referenti regionali uno strumento a supporto della programmazione sanitaria e delle iniziative di formazione e informazione.
I Report sono stati elaborati sulla base dei dati utilizzati per la stesura del Rapporto OsMed 2017: per ciascuna regione sono presentate le analisi contenute nel Rapporto nazionale, ritenute di maggior impatto ai fini delle decisioni locali. In particolare, i Report forniscono i dati di spesa e consumo, relativi sia all’assistenza convenzionata sia all’acquisto da parte delle strutture sanitarie pubbliche, con diversi livelli di aggregazione. Ad esempio per ciascuna categoria terapeutica vengono riportati i dati dei sottogruppi e dei principi attivi a maggior spesa, con un confronto rispetto alla media nazionale e distinti per canale di erogazione. Inoltre, viene presentato l’elenco dei principi attivi a maggior consumo, spesa e variazione della stessa rispetto all’anno precedente. Infine, i Report presentano i dati per i sottogruppi di farmaci a maggior prescrizione nel 2017 (es. antibiotici, oncologici, farmaci per l’ipertensione) e un focus su biosimilari ed equivalenti, fornendo sempre un confronto rispetto alla media nazionale.
I Rapporti intendono rappresentare uno strumento di benchmarks tra le diverse Regioni e all’interno delle stesse, con l’obiettivo di contribuire all’individuazione delle aree di maggiore criticità, di consentire un’allocazione più efficiente e più mirata delle risorse in ambito farmaceutico, migliorando l’uso dei farmaci nella popolazione.
Elenco dei Report regionali sul consumo dei farmaci in Italia:
- Liguria
- Piedmont
- Valle D’Aosta
- Lombardy
- PA di Trento
- PA di Bolzano
- Veneto
- Friuli Venezia Giulia
- Emilia Romagna
- Tuscany
- Umbria
- Brands
- Lazio
- Abruzzo
- Molise
- Campania
- Puglia
- Basilicata
- Calabria
- Sicily
- Sardinia
Il sole, si sa, fa bene alle ossa. Ma chissà perché nelle assolate Puglia e Sardegna si consuma il doppio dei farmaci per la cura dell’osteoporosi rispetto alle fredde Piemonte e Valle d’Aosta. Si sa anche che gli italiani sono un po’ troppo facili divoratori di antinfiammatori, al punto da dover poi consumare altre medicine per curare i danni provocati allo stomaco. Ma che si prescrivano in modo allegro lo dimostra ora il dato di Puglia e Calabria, dove si mandano giù il triplo delle pillole“.
Nell’articolo si prende il caso della Vitamina D: “Fa bene ma assunta in dosi non necessarie può diventare tossica e generare fratture o ipertensione. In Italia se ne fa uso ed abuso, tant’è che in soli 5 anni il mercato già in crescita è lievitato da 187 a 260 milioni, 29 dei quali, calcola l’AIFA, potrbbero essere risparmiati se i consumi si livallassero a livello su quelli delle parsimoniose Sicilia e Valle d’Aosta. Una piena di sole, l’altra meno, a dimostrazione che i consumi sono slegati dai bisogni di salute, visto che la vitamina D viene spesso usata come integratore per facilitare la calcificazione delle ossa. cosa che fa appunto il sole“. …
Il motivo della prescrizione di Vitamina D è espresso sopra, cioè è l’unica cosa che può prescrivere il medico di medicina generale per l’osteoporosi. Probabilmente si potrebbero risparmiare anche quei 29 milioni di spesa per la Vitamina D, ma il problema è come risparmiare i 9,4 miliardi per l’osteoporosi non curata né preventivamente né per le seconde fratture. “Ogni frattura aumenta di cinque volte il rischio di incorrere in una nuova frattura”, precisa la Prof. Brandi. E, questo, può innescare una spirale negativa di dipendenza dall’assistenza sanitaria, aumento dei costi e compromissione della qualità della vita.
Questo succede quando si affrontano i problemi quando si hanno dei pregiudizi. Come quello sul consumo di farmaci in Italia. Dato smentito dai fatti!