Italians and generic drugs, central pharmacist in the selection process. The SWG survey for Egualia

E’ denso di luci e ombre il rapporto degli italiani con i farmaci generici. In particolare per quanto riguarda il livello informazione, non sufficientemente accurato. Fondamentale il ruolo di farmacisti e medici, alle cui indicazioni si affidano due intervistati su tre. È quanto emerge da un’indagine presentata al convegno Egualia, condotta nel mese di giugno da SWG, su un campione di 4.534 maggiorenni residenti in Italia. I risultati della ricerca – che ha esplorato il rapporto degli italiani con la salute al tempo della pandemia – sono stati presentati nel corso di un convegno a Roma, assieme al report “Cittadini e cura delle cronicità” di Cittadinanzattiva.

L’indagine SWG esplora anche il rapporto degli italiani con i farmaci generici. Tre quarti degli intervistati dichiarano di avere ben presente cosa si intende quando si parla di farmaci generici o equivalenti (75%), il 90% riconosce che il farmaco generico/equivalente costa meno, ma solo il 34% degli intervistati è certo che sia identico al farmaco di riferimento. I dati, sottolinea il rapporto, “evidenziano complessivamente un livello di informazione non sufficientemente accurato che si traduce in una chiara discriminante all’acquisto”. Una incertezza di fondo che porta il 29% del campione ad acquistare spesso farmaci generici, un 40% ad acquistarli occasionalmente e un 31% a non acquistarli o ad acquistarli solo di rado. Nel processo di scelta il ruolo dei medici e dei farmacisti appare centrale. “I dati – commenta Riccardo Grassi, direttore di ricerca di SWG – evidenziano complessivamente un livello di informazione non sufficientemente accurato che si traduce in una chiara discriminante all’acquisto”. Tuttavia, alla domanda “se disponibile, quale farmaco preferirebbe acquistare?” il 44% risponde “generico/equivalente”, il 34% “il farmaco consigliato dal medico o dal farmacista” e il 22% un farmaco di marca. Quest’ultimo gruppo motiva la risposta soprattutto con l’abitudine e la diffidenza verso il generico in quanto a qualità ed efficacia.

Nel processo di scelta il ruolo dei medici e dei farmacisti appare centrale: il 66%, prima di acquistare un farmaco, “si fida di quello che ha indicato il medico e il 21% del farmacista e solo dopo legge le indicazioni del foglietto illustrativo”. Sia nell’acquisto di farmaci da banco che per i farmaci prescritti dal medico, solo una percentuale compresa tra il 20% e il 25% del campione afferma di chiedere sempre di poter avere il farmaco generico. Il 44% non sa in quali casi, secondo la legge, il farmacista debba informare il paziente sull’eventuale disponibilità in commercio di farmaci equivalenti a un prezzo inferiore. Il 10% ritiene che questa regola valga solo per i farmaci di classe A, l’11% ritiene che si limiti a quelli di fascia C. La pandemia sembra avere dato più consapevolezza del valore della salute, i dati dell’osservatorio SWG mostrano come questo periodo abbia comportato un’ulteriore crescita della fiducia verso il sistema sanitario pubblico (72% contro il 63% di dicembre 2019).

Federfarma – 27 settembre 2021

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