Ancora una volta, la seconda nel giro di meno di un anno, in Emilia Romagna una importante multinazionale,
La diffida sembra che sia andata a segno. I medici che erano stati coinvolti, incentivandoli con donazioni, uno specchietto per allodole dopo essersi collegati ad un apposito links, hanno ricevuto una comunicazione in cui venivano avvertiti che in Emilia-Romagna l’indagine non si poteva fare. In Emilia e nelle zone in cui esistono “limitazioni” imposte da “terze parti” (regioni) alla partecipazione all’indagine.
Come dovrebbe essere noto non c’è niente di legale in operazioni di questo genere, anche se vengono citate leggi inglesi o europee, semplicemente perché è una operazione di marketing che ha come fine il monitoraggio dell’informazione scientifica. Scopo dichiarato da parte della società è informare i suoi clienti sulle attuali tendenze delle attività promozionali dell’industria farmaceutica, scopo recondito conoscere le motivazioni (non scientifiche), utili al marketing, che spingono un medico a fare una prescrizione piuttosto che un’altra. È da notare che le linee Guida della Conferenza delle Regioni, applicate in tutti i regolamenti regionali sull’informazione scientifica, vietano “agli operatori del SSN e delle farmacie convenzionate, fornire indicazioni relative alle abitudini prescrittive dei medici”
Come è, o per lo meno, dovrebbe, essere altrettanto noto l’informazione scientifica del farmaco secondo gli art. 122 e 126 del D.Lgs. 219/06 dipende da un servizio scientifico indipendente dal marketing e sul quale il marketing non può effettuare nessun controllo. Tutti i regolamenti regionali sull’informazione scientifica
sono i medici partecipanti ed è facile risalire all’ISF configurando così una violazione della legge 300 del 1970 (artt. 2 e 4) per controllo improprio dell’attività lavorativa e una evidente violazione della privacy del lavoratore (L. 196/2003). Inoltre è una violazione dell’art. 7 dell’applicativo regionale dell’Emilia Romagna sull’informazione scientifica (DGR 2306/2016 e aggiornamento 23/01/2020).
Ma non è solo in Emilia Romagna che sono vietate pratiche di questo tipo. A parte il generico “agli operatori del SSN e delle farmacie convenzionate, fornire indicazioni relative alle abitudini prescrittive dei medici”, in alcune regioni è anche meglio specificato: “Gli informatori scientifici del farmaco non possono chiedere al medico o farmacista informazioni sulle abitudini prescrittive dei medici e questi ultimi non possono fornire a terzi dati personali inerenti gli ISF e la loro attività”.
Tutto molto chiaro, senonché leggi e regolamenti non sono osservati e nessuno controlla che siano osservati e qui l’impudenza di queste aziende di indagini si inserisce tranquillamente.
Oggi, per la prima volta la Regione Emilia Romagna ha fatto controlli ed è decisa a far rispettare le regole.
Non possiamo che ringraziare la Regione Emilia Romagna per la sensibilità e la volontà di rispettare e far rispettare le regole condivise, fra l’altro, con gli ISF e Farmindustria.
Note: modalità del “sondaggio”: Alcuni medici selezionati ricevono una lettera, da parte di una nota azienda, in cui vengono invitati a partecipare ad una indagine/sondaggio sull’informazione scientifica.
Dalla lettera della presunta indagine/sondaggio si evince chiaramente che il medico, dopo aver ricevuto la visita di un ISF, deve compilare un apposito questionario su cui indicare le modalità della visita, gli argomenti trattati, la sequenza degli argomenti, i farmaci di cui si è parlato e in che ordine e un giudizio complessivo sull’ISF. È evidente che, anche se dichiarato anonimo, risulta molto semplice risalire all’ISF, indagato a sua insaputa. Ed è altrettanto evidente il fine prettamente commerciale dell’operazione.