"Nel nostro Paese non abbiamo avuto modo di riscontrare fenomeni di carenza sistematica e importante di farmaci, come accade invece negli Stati Uniti, dove il fenomeno è particolarmente evidente nel settore dei generici, molti a formulazione iniettiva, utilizzati in ambito specialistico. Riteniamo che questo sia dovuto ad alcune rilevanti differenze strutturali tra Italia e Usa".
A spiegarlo a Pharmakronos è Sergio Liberatore [in the picture], amministratore delegato di Ims Health, società specializzata nelle informazioni di marketing per l’industria farmaceutica. Rispetto a quanto recentemente pubblicato da Ims Institute for Healthcare Informatics in rapporto alla carenza di farmaci negli Stati Uniti, la situazione in Italia è dunque molto differente: "In primo luogo – evidenzia Liberatore – il sistema statunitense applica molte leve di incentivazione alla sostituzione del farmaco originante scaduto con l’equivalente, sia in farmacia sia in ospedale; si pensi che il tasso di sostituzione in molti Stati supera il 90% e in alcuni casi, come nei programmi ospedalieri per le fasce indigenti, è addirittura obbligatorio, oppure sostituito da un sistema di scontistica specifico e definito per legge.
In Italia invece esiste un sistema di protezione dei farmaci che porta a scadenze brevettuali più ritardate". "Anche se la situazione muterà nei prossimi 3-5 anni – aggiunge Liberatore – oggi la maggior parte dei prodotti specialisti gode ancora di brevetto e questo rappresenta un primo motivo di ridotta carenza di farmaci nel nostro mercato rispetto a quanto accade oltreoceano". Un secondo punto di differenza riguarda "il sistema di welfare – prosegue l’esperto – che negli Stati Uniti prevede assicurazioni private con liste di farmaci positivi ammessi, farmaci che sono spesso i più economici/generici.
In Italia il fenomeno dell’assistenza privata è invece molto limitato e non si verifica dunque una scelta terapeutica forzata verso molecole datate a rischio di non disponibilità. Inoltre, poiché nel nostro Paese il prezzo di riferimento sui prodotti a brevetto scaduto si applica solamente se esiste analoga confezione generica, nei casi frequenti in cui formulazioni iniettive non vengano registrate come equivalenti, il prezzo non varia e non vi sono motivi di riduzione del margine che giustifichino un rallentamento produttivo. Anche in casi sporadici di momentanei blocchi produttivi legati a fenomeni contingenti, quale può essere il fermo macchine, difficilmente si evidenziano carenze significative sulla filiera, poiché la domanda generata localmente ha volumi più contenuti", conclude Liberatore.
7 dicembre 2011 – PharmaKronos